4+1 di Gianfranco Franchi
intervista a cura di Luigi Loi Quattro libri italiani del Novecento o degli anni Zero “ingiustamente dimenticati” e uno da dimenticare: 700 battute a libro, spazi inclusi. Oreste Del Buono, La parte difficile, 1947. Nonostante l’Antimeridiano di qualche anno fa, Del Buono rimane abbandonato. Questo suo profondo romanzo, ex Mondadori, 1947, quindi Rizzoli, 1973, è il libro di due tabù nostrani: “il reducismo” e “come eravamo post bombardamenti”. Due argomenti fastidiosi per le patrie lettere. Il soldato torna a casa. Milano sembra un paese straniero: case distrutte, muri neri per gli incendi, fatiscenza, alberi sradicati. La porta di casa, tanto attesa, è a un passo. La famiglia si prepara ad abbracciarlo; qualcosa, tuttavia, s’è rotto. Il reduce non si riconosce più: è diventato un estraneo, è tormentato dall’abulia. Vuole soltanto restare a letto. Si restituirà all’alterità poco a poco, rovinosamente. Giani Stuparich, Colloqui con mio fratello, 1924. Tre edizioni, sin qua: l’originaria Treves, quindi una Garzanti, 1950, infine una Marsilio, 1985. Italo Svevo, scrivendo al critico francese Benjamin Crémieux, sosteneva che questo è “un libro …