Redattori, social media manager, impaginatori, uffici tecnici, consulenti e ancora altri: sono loro gli Editoriali, persone che lavorano i libri prima che diventino libri. Chi sono, cosa fanno e come lo fanno: una serie di domande per scoprire qualcosa di più sui mestieri dell’editoria.
Raffaele Mozzillo è nato a Caserta nel 1974. Vive e lavora a Roma come editor e redattore presso il service editoriale Corpotre. Ha curato, insieme a Enos Rota, un’antologia dal titolo Cronache dagli anni Zero (Perrone, 2010). Nel 2017 è uscito il suo romanzo, Tutte le promesse (effequ).
Come hai iniziato e perché?
Nel 2002 mi sono trasferito a Roma dalla provincia di Caserta e, mentre mi mantenevo lavorando in un ristorante e successivamente in una sala bingo, ho frequentato un corso di editoria. Da lì, i primi contatti con editori e agenzie editoriali e, attraverso tutte le forme di rapporto lavorativo (a contratto, a progetto, con partita iva, in amicizia…), ho infine conquistato il mio posto in un’agenzia editoriale come redattore.
Come e quando sei arrivato a Corpotre?
Sono arrivato a Corpotre dopo uno stage presso l’editore Newton Compton, committente principale dell’agenzia editoriale per cui lavoro. Praticamente, subito dopo il corso di editoria, nemmeno il tempo di.
Quali sono le tue mansioni, nello specifico?
Sono un redattore nell’accezione più ampia del termine: mi occupo di revisione di testi e di traduzioni, di valutazione del lavoro del correttore di bozze e della giusta applicazione delle norme redazionali, ma anche di grafica redazionale, impaginazione, ricerca iconografica e lavorazione immagini, e infine della realizzazione degli ebook. La figura del redattore editoriale si è modificata radicalmente rispetto “solo” a una quindicina di anni fa e in maniera molto rapida e ora comprende mansioni anche molto diverse tra loro. Inoltre, l’uso della rete ha avvicinato editore, agenzia editoriale, grafica e tipografia rendendo la condivisione dei risultati e il confronto sempre più veloce (si può fare al volo un’ultima correzione anche poco prima che il volume vada in stampa, per esempio). Negli anni Novanta del Novecento, questo non sarebbe mai potuto accadere: quando sento parlare di pellicole, mi vengono i brividi.
Qual è il tuo flusso di lavoro e quali programmi utilizzi?
Non c’è un preciso flusso di lavoro (almeno da noi), ma tutto dipende dal tipo di intervento che devo attuare. In genere, comunque, copre tutto il processo di lavorazione di una pubblicazione, per cui può capitare di partire da un file Word di un testo inedito o di una traduzione per finire con l’esportazione del pdf per la tipografia, dopodiché, dello stesso testo dovrò realizzare la versione elettronica. In mezzo: revisione testo, correzione di bozze, normalizzazione del testo, impaginazione e, per i volumi illustrati, ricerca iconografica e illustrazione del volume.
Il programma che uso sia per la lavorazione del testo che per l’impaginazione è Adobe inDesign. Per editare gli ebook uso Sigil. Evito Microsoft Word tutte le volte che posso, come la peste.
Quali sono le risorse (testi, siti o altro) che hai sempre sott’occhio e che ti aiutano durante il tuo lavoro?
Per il lavoro sul testo, uso spesso il vocabolario Treccani online, e in linea di massima uso fonti online per illustrazioni e contenuti.
Qual è la cosa che più ti piace fare del tuo lavoro?
Le ricerche iconografiche su testi antichi mi fanno conoscere un mondo “editoriale” e tipografico a me sconosciuto, per cui mi piace molto ripescare vecchie illustrazioni, incisioni o xilografie da volumi che raccontano ancora, con le loro immagini, per esempio, il mondo e i suoi abitanti (vedi il volume La patria di Gustavo Strafforello, giusto per citarne uno), che in qualche modo mi riportano anche la visione di un mondo che c’è e non c’è: palazzi del Medioevo, vedute settecentesche, battaglie e condottieri, ritratti e così via.
Inoltre – ma non capita spesso – rivedere una traduzione di un classico per una nuova edizione mi eccita parecchio (a meno che non mi capiti – e a volte capita – una traduzione mostruosa).
Qual è la cosa che più ti annoia fare del tuo lavoro?
Può capitare, adesso sempre meno per mancanza di tempo, di dover compilare un indice analitico per un saggio: pagherei di tasca mia un collaboratore esterno pur di evitarmi lo strazio.
Hai una norma redazionale che applichi a malincuore?
Il maiuscoletto per le sigle e il corsivo per le parole straniere.

foto: Jerry Kiesewetter
Qual è quell’errore (o refuso) che ti fa saltare i nervi?
Più che un refuso in particolare, mi fanno saltare i nervi i testi non uniformi (Palazzo Barberini o palazzo Barberini? Torre del Filarete o torre del Filarete?).
A tuo avviso, qual è la caratteristica più importante per chi fa un lavoro come il tuo?
Dovrebbe essere l’attenzione al dettaglio e la visione d’insieme, cioè la capacità di vedere le infinite componenti di un prodotto editoriale e coglierne le incongruenze per poi ripararle. Ma viste le tempistiche e la quantità di lavoro che si svolge, direi prima di tutto costanza e controllo dei nervi.
E pazienza, molta molta pazienza.
Consiglia un libro che parla del tuo lavoro e che credi possa essere utile a chi voglia iniziare.
Manuali specifici e tecnici sull’argomento ce ne sono molti, non saprei quale consigliare. Per scoprire invece il mondo dell’editoria, o meglio per scoprire da dove viene il mondo dell’editoria moderna e della scrittura nello specifico consiglio Officine Einaudi di Cesare Pavese e Lezione americane di Italo Calvino. Per l’editoria che verrà, consiglio di scoprire scegliere leggere e studiare collane di editori indipendenti di oggi.
foto di apertura: Samuel Zeller