Redattori, social media manager, impaginatori, uffici tecnici, consulenti e ancora altri: sono loro gli Editoriali, persone che lavorano i libri prima che diventino libri. Chi sono, cosa fanno e come lo fanno: una serie di domande per scoprire qualcosa di più sui mestieri dell’editoria.
Anna Iacaccia è nata a Borgomanero e vive e lavora a Milano. Lavora come grafica editoriale dal 2007, prima nella redazione di Mondadori Ragazzi e poi dal 2015 in DeA PlanetaLibri.
Come hai iniziato e perché?
Mi sono laureata in Design della Comunicazione al Politecnico di Milano su una tesi che mi ha avvicinato al mondo dell’illustrazione e dei libri per bambini. Ho quindi deciso di inviare il mio curriculum a varie case editrici che trattassero libri per bambini. Pensavo: “La redazione di libri per adulti gestisce solo testi, i graphic designer serviranno solo per i libri per bambini, no?” (ammetto l’ingenuità: la realtà si è svelata presto diversa).
Per passione personale ho sempre amato il mondo dell’arte e volevo allontanarmi dagli studi prettamente grafici e pubblicitari. Fondamentalmente, volevo avvicinarmi alla cultura e divertirmi. Ho fatto mia questa frase di Andy Warhol: “Dal momento che la gente vive sempre di più e diventa sempre più vecchia, bisogna imparare a restare bambini più a lungo”. Cosa c’era di meglio che creare libri per bambini?
Così, eccomi testimone che i curriculum nelle redazioni li leggono, perché mi ha risposto direttamente l’art director di Mondadori Ragazzi. Era l’anno dei primi cambiamenti e cercavano un grafico che li accompagnasse da Verona (dov’era la redazione) a Milano. Li ho quindi seguiti e sono entrata a far parte del mondo editoriale.
Come e quando sei arrivata alla DeA Planeta?
Dopo sette anni in Mondadori Ragazzi ho aperto la partita iva, prassi editoriale del tempo, e mi sono trovata a dover gestire il lavoro come esterna. Ho preso in affitto una postazione in coworking e, continuando a lavorare per Mondadori, ho iniziato a contattare altre realtà editoriali tra cui la allora DeAgostini. Cercavano un grafico che rientrasse in redazione e che avesse già autonomia per poter sostituire una posizione. Anche lì era momento di cambiamento: mentre tutte le realtà editoriali esternalizzavano, loro investivano per cambiare l’organizzazione interna e riportare figure interne e fisse in casa editrice. L’idea di ritornare in redazione per partecipare a tutto il processo creativo del libro è quello che mi ha spinto ad accettare. Ho sempre apprezzato il lavoro in team e la possibilità di parteciparvi attivamente, da dentro.
Quali sono le tue mansioni, nello specifico?
In DeA Planeta gestiamo a tutto tondo la realizzazione dei libri. Il catalogo è molto vario e racchiude diversi marchi (DeAgostini, DeA Planeta, Dea, Utet…). Principalmente mi curo della grafica delle collane Middle Grade e Young Adult di DeAgostini e Dea, ma capita di seguire anche titoli per adulti. All’interno siamo in quattro grafici e in caso di bisogno ci aiutiamo. Mi occupo sia della fase creativa che di quella esecutiva e di prestampa. Mentre nell’esperienza precedente c’era un ufficio apposito che si preoccupava degli esecutivi definitivi, ora è una accortezza che ho imparato a gestire meglio.
Qual è il tuo flusso di lavoro e quali programmi utilizzi?
Lavorando fissa in redazione vengo spesso coinvolta a monte del progetto: si passa dalle riunioni editoriali, alla proposta di un serie di illustratori o fotografie, ai contatti con gli illustratori, all’impaginazione (con creazione di progetti grafici) e al loro esecutivo finale.
A volte capita di gestire solo lavori esecutivi che arrivano da studi esterni, oppure di creare ex-novo dei progetti da presentare all’estero. In parallelo si cerca di fare scouting di illustratori e fotografi, principalmente online o in fiere o nelle librerie.
Tecnicamente usiamo la suite Adobe: Indesign, Illustrator e Phostoshop. Ultimamente anche Lightroom per gestire alcune fotografie.
Quali sono le risorse (testi, siti o altro) che hai sempre sott’occhio e che ti aiutano durante il tuo lavoro?
Attingo online un po’ ovunque. Uso Facebook per mantenere i contatti con illustratori e fotografi: per vedere i loro aggiornamenti lavorativi e scoprire nuovi eventi legati al loro mondo. Cerco sui siti di banche immagini (Gettyimages, Arcangel, Trevillion…) o su piattaforme che raccolgono progetti e illustrazioni (Behance, Ignant, 500px…). Mi affido a Pinterest per le suggestioni o a Flickr spulciando tra i preferiti dei fotografi che mi colpiscono. Non ho regole precise e ammetto che spesso serve tempo, pazienza (molta) e fortuna.

Bruno Munari
Qual è il libro DeA Planeta sul quale hai lavorato con più piacere?
Mi piace poter lavorare a un progetto grafico: poterlo impaginare e poi lavorare a quattro mani con l’illustratore. Ho apprezzato molto la nascita della collana i Diamantini, dove hanno collaborato alcuni illustratori (Paolo D’Altan e Daniela Volpari). Ultimamente mi ha divertito lavorare con le illustrazioni di Mirella Mariani, dove abbiamo ricostruito molte vignette legate al mondo della scuola media, per il prossimo testo in uscita di Annalisa Strada.
Curando anche la collana Young Adult è stato interessante poter collaborare con un fotografo (Michele Berlingeri) assistendo agli scatti per i titoli “Fandom” e “Io e te come un romanzo”.
Ma se dovessi scegliere un solo titolo, ricordo con piacere “Raccontami di un giorno perfetto”, dove la lezione di Munari (che suggerisce sempre una nuova e diversa sensibilità nel guardare le cose) ha dato i suoi frutti: hanno scelto una cover con una immagine che si tuffa in orizzontale, invece che in verticale.
Qual è il libro non DeA Planeta sul quale avresti voluto lavorare?
In questo caso devo richiamare alla memoria la redazione che ho lasciato alle spalle, quella degli ex colleghi e amici di Mondadori Ragazzi. Mi sarebbe piaciuto molto poter lavorare ai due titoli di “Lotta Combinaguai” di Astrid Lindgren illustrati da Beatrice Alemagna. Sia per l’autrice che per l’illustratrice coinvolta.
Qual è la cosa che più ti piace fare del tuo lavoro?
Mi piace poter vedere la nascita a monte di un libro e poter capire i gusti dei lettori, ancora prima di vederli in libreria. Poi adoro la possibilità di poter cercare illustrazioni e immagini e di riempirmi la testa di bellezza e arte.
Proporre immagini alle cover è sempre stato molto stimolante per me e ha allenato molto il mio “occhio grafico” facendo nascere in me la passione per la fotografia.
Ultimamente è capitata una bella occasione: ho scattato io stessa l’immagine di copertina di “Polvere” di Enrico Pandiani, uno dei primi titoli di narrativa italiana di DeA Planeta.
Portare un po’ di passione e hobby in quel che faccio quotidianamente al lavoro è ciò che più mi piace.
Qual è la cosa che più ti annoia fare del tuo lavoro?
La routine della parte più esecutiva, che occupa comunque metà del lavoro da fare è forse l’aspetto più noioso: creare fustelle, impaginare testi, profilare immagini e caricare tutto per la stampa. Sono azioni più meccaniche e precise, ma che possono essere anche una buona pausa per ricalibrare il ritmo creativo richiesto. Anche se il tempo è sempre tiranno e si è sempre di corsa!

Bruno Munari
Hai una norma redazionale che applichi a malincuore?
Da brava grafica, difendo la mia categoria, mi zittisco (ok, ogni tanto borbottando) e mi affido ai redattori. A ognuno il suo.
Qual è l’errore (o refuso) che ti fa saltare i nervi?
Dato che il mio ruolo non prevede al 100% un’attenzione al testo, parlo di me come lettrice. Da quando impagino i libri non riesco più a comperare e leggere libri impaginati con vedove, orfane e righini sparsi. Per non parlare delle spaziature con track esagerati degli ebook. Orrore!
Rimettendomi il cappellino da grafica: se un libro ha una brutta copertina, lo lascio sullo scaffale. E un classico? Lo preferisco comperare su una bancarella di libri usati. Adoro le vecchie collane Rizzoli, Feltrinelli e Mondadori. Chi le ricorda le vecchie Silerchie del Saggiatore? Non erano magnifiche?
A tuo avviso, qual è la caratteristica più importante per chi fa un lavoro come il tuo?
Se si vuole il lavoro del grafico (editoriale e no) può essere considerato un lavoro per menti molto curiose che non si spegne mai e che può attingere da tutto il mondo visivo: arte, fotografia e cinema.
Non bisogna mai dare nulla per scontato, bisogna cercare di proporre visioni diverse sia per non lavorare passivamente su idee altrui, sia per rompere qualche schema che si pensa sempre perfetto e per creare qualcosa di nuovo.
Consiglia un libro che parla del tuo lavoro e che credi possa essere utile a chi voglia iniziare.
Ammetto di non avere testi teorici precisi da suggerire, ma ci provo: Gli elementi dello stile tipografico di Robert Bringhurst, per regole redazionali e universali (forse è fuori catalogo, qualche editore che legge e che vorrebbe ristamparlo?); la bibliografia di Bruno Munari: per avere degli stimoli creativi e progettuali; la bibliografia di Riccardo Falcinelli: per leggere con piacere le basi del mondo grafico; La trilogia del limite di Suzy Lee, per imparare a rompere le regole.
Ma la cosa migliore, per me, è riempirmi di belle immagini e illustrazioni e girare per qualche fiera del settore o per le librerie. Sì, è importante capire quale stile funziona, cosa si vende, cosa propongono gli altri editori e contattare persone competenti. Quindi, potete trovarmi spesso in libreria, a sbirciare i crediti delle cover sulle alette dei libri, per poi riporre i libri in bella vista sugli scaffali… naturalmente quelli che ho fatto io!
Bringhurst*
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Corretto, grazie.
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