Il mese di Primavera Contu
Aprile è stato un mese molto americano (ma sto cercando di smettere).
Fa eccezione solo Atti di sottomissione, di Megan Nolan, autrice irlandese tradotta da Tiziana Lo Porto: un memoir non lineare zeppo di sesso, desiderio e “tante cose sbagliate”. Nel raccontare esperienze al limite della violenza, irragionevoli e irresponsabili l’autrice non è mai apologetica né tantomeno vittimista.
Ho iniziato anche Tutto sull’amore, di Bell Hooks, tradotto da Lucia Cornalba, un saggio in tredici capitoli che si leggono come dei racconti, delle memorie, delle profonde considerazioni sul rapporto tra etica, amore, lavoro, desiderio.. “Lo spazio occupato da ciò che manca è anche lo spazio del possibile”.
Atlanta, la serie creata da Donald Glover, è arrivata alla terza stagione (uscirà in Italia a giugno) e si conferma una delle produzioni migliori che abbia mai visto. Capolavoro di ironia sottile, eccelle nel far sentire lo spettatore a disagio mentre ride, e nell’investirlə con i dilemmi affatto banali che vivono i protagonisti. Questa stagione arriva a giocare con i generi dell’horror e della distopia, sempre con il tema principale del razzismo (e ci si sposta anche un po’ in Europa).
A chi vuole stare davvero male con un coming of age crudo e semi-distopico, consiglio Gully, scritto da Marcus J. Guillory e diretto da Nabil Elderkin.
Infine, una serie da ascoltare (in inglese), prodotta da Radiotopia, sfornatrice seriale di podcast bellissimi: il “sogno” americano da una prospettiva ghanese.
Il mese di Chiara M. Coscia
Un mese per lo più di visioni (i libri prima o poi ricomincerò a finirli):
The Dropout: su Disney +, miniserie sulla megatruffa Theranos, azienda che qualche anno fa è stata all’apice dell’innovazione nel campo delle analisi del sangue. Se vi hanno detto che è come Inventing Anna non credeteci. The Dropout non è per i deboli di cuore.
Roar: serie antologica su Apple TV+. Storie di donne sotto forma di fiabe contemporanee surreali. Nessun episodio è di per sé imperdibile ma l’atmosfera dell’intera serie è nuova e colpisce.
Yellowjackets: ho recuperato su Sky questa prima stagione di qualche mese fa, un po’ Lost, un po’ Il signore delle Mosche. Non l’ho ancora finita, ma per il momento a trattenermi è soprattutto la meravigliosa e insopportabile personaggia di Misty (Cristina Ricci sa ancora essere magnetica).
Leave no trace: film di qualche anno fa che è una versione più drammatica e meno romantica di Capitan Fantastic.
L’uomo che venne dalla terra, film che non avevo mai sentito nominare, dall’estetica praticamente nulla, tutto scrittura e dialogo, ambientato in una sola stanza. Soggetto affascinante (siamo nel campo della fantascienza psicologica) e scrittura precisissima.
Il mese di Beatrice Galluzzi
Periodo dedicato alla ricerca di materiale che riguarda le sette religiose e sataniche, tanto per stare allegri.
Come serie tv ho trovato davvero originale On becoming a god, di Robert Funke e Matt Lutsky, che affronta il tema delle organizzazioni settarie in ambito lavorativo. Vale la pena guardarla anche solo per l’interpretazione sopra le righe di Kirsten Dunst.
Ho letto Le ragazze, di Emma Clime, e mi aspettavo qualcosa di più accattivante sulla eco del caso Manson, anche se la scrittura dell’autrice ha picchi virtuosi.
Il libro di Camila Raznovich, Lo rifarei!, l’ho ascoltato. Parla della sua vita nella grande famiglia di Osho, in cui è cresciuta. E di come in questo ci sia del buono – ma da sua stessa ammissione, prima di sapere la verità su Wild, Wild, Country.
Il mese di Luca Mercadante
Supernatural serie tv disponibile su Prime Video, perché la saga dei due fratelli Winchester, cacciatori di demoni, non sarà la migliore serie mai prodotta, non la migliore fotografia o interpretazione e, diciamolo, la sceneggiatura delle puntate è ripetitiva. Ma se siete come me, alla costante ricerca di storie veloci con vampiri, licantropi e altre creature della notte, Sam e Dean vi stanno aspettando nella loro Chevrolet Impala nera del ’67 per farvi fare un giro lungo 15 stagioni per 21 episodi.
La fine dei Vandalismi, di Tom Drury, traduttore Gianni Pannofino, NN. A volte ho l’impressione di leggere troppo, di guardare troppi film e troppe serie, di andare troppo a teatro e, sì, di pensare troppo alla costruzione di storie mie e altrui, tanto da perdere la naturalezza nella lettura. Non so se è un male, ma di sicuro questo romanzo è l’antidoto.
And I Love Her, dei The Beatles, versione originale e quella di Kurt Cobain e Creep, dei Radiohead: i due brani che mio figlio ha messo in lizza come canzoni per la sorella in arrivo e, visto che da poco ha scoperto gli Iron Maiden, spero non ne aggiunga altre.
Il mese di Francesca de Lena
Sono in fissa con l’arte contemporanea, di cui ora vorrei sapere tutto e subito. Intanto leggo con mio figlio Come si fa una galleria d’arte, cartonato illustrato a cura di Franco Cosimo Panini, e viaggiamo tra kunsthalle e musei, performance e happening, artisti, curatori, critici e installatori. Siamo andati a vedere Crazy, la follia nell’arte contemporanea, mostra al Chiostro del Bramante di Roma a cura di Danilo Eccher, esposta fino a gennaio 2023. Non tutto alla stessa altezza, ovviamente, ma meravigliosa l’entrata Passi, di Alfredo Pirri e la sala da the Love Trap del progetto Fallen Fruit/David Burns e Austin Young. Nel cuore portiamo l’installazione Starless di Massimo Bartolini, perché siamo napoletani: dateci delle luminarie sante o pagane e ci avrete.
Leggere possedere vendere bruciare libro di Antonio Franchini, Marsilio. Colmo di aneddoti para-editoriali e di qualche verità bella e dolorosa, come quella sulla scrittura come “atto necessario che non porta a niente, se non a sciogliere un’oppressione”.
Studio Battaglia, adattamento italiano in 8 episodi di una serie tv inglese, produzione Palomar e Rai, disponibile su RaiPlay. Una sorpresa, devo dire, ben scritta e ben recitata (bellissima e in parte Barbora Bobuľová con un corpo che, fosse stata un’attrice hollywodiana, sarebbe probabilmente tirato e smagrito, mentre qui è naturalissimo, riconoscibile, familiare). Buoni gli intrecci tra i personaggi e le linee narrative verticali che toccano l’attualità episodio per episodio. Peccato che dalla metà in poi il fulcro divenga il solito tradimento di uomini/mariti che fanno soffrire le donne, anche quelle in gamba, in carriera e con tutte le carte in regola per imparare a tradire loro, una buona volta.