Euphoria: rappresentare la generazione post 11 settembre
C’è stato un periodo molto preciso degli anni 2000 in cui sono uscite, quasi contemporaneamente, tre serie teen: una ambientata a Bristol, in Inghilterra, una a New York, o meglio, nell’Upper East Side (che dire New York in effetti è mancanza di precisione), e una a Beverly Hills. Quelle ambientate negli USA hanno a poco a poco perso il mio interesse, tanto che delle ultime stagioni, lo confesso, ho solo letto i riassunti degli episodi. La serie britannica è diventata invece il mio standard di riferimento per quanto riguarda i teen drama. E sì, mi riferisco a Skins. Il motivo principale per cui Skins vinceva è perché aveva un cast di attori emergenti strepitosi e vivissimi, che riuscivano a riportare in scena dei personaggi adolescenti credibili scritti benissimo, liberi dall’incombenza di ogni tipo di paternalismo moralizzante. Ed è proprio a Skins che ho pensato in diversi momenti, in quelli migliori, di Euphoria. In altri, decisamente no. Euphoria Euphoria racconta le vicende di un gruppo di liceali in una non precisata e eterotopica cittadina suburbana, presumibilmente …