“La verità, vi prego” è la posta del cuore della scrittura: inviami un tuo racconto o il primo capitolo del tuo romanzo e ti scriverò una lettera di valutazione franca, pubblica e gratuita. Per sapere come funziona leggi qui.
La lettera di oggi è per Giancarlo Bernardi e il 1º capitolo del suo “La moglie del fantasma”.
Chi è Giancarlo Bernardi: Ex-fisico in pensione. Forse a causa della mia formazione scientifica da sempre amo il genere fantastico in tutte le sue declinazioni, ma con una predilezione per il fantasy umoristico di cui Terry Pratchett per me rappresenta il massimo esponente e al quale spesso mi sono ispirato i miei romanzi (non crederà che questo sia il mio primo romanzo!) Sono sposato, senza figli e con un gatto clandestino che ha deciso di rimanere previo esame del giardino. Forse si trova bene o forse premedita di ucciderci per ereditare la casa, non so.
Caro Giancarlo,
diciamolo subito: far ridere è difficile. Volendo usare un luogo comune: è la cosa più difficile che c’è. La letteratura umoristica – e, nello specifico, l’uso delle parole, l’accostamento delle frasi, il ritmo (il ritmo!) che permettono a un testo di definirsi umoristico – si muove su regole complicatissime, maniacali. Dirò una cosa fuori moda: per scrivere e far ridere ci vuole molto più talento che tecnica (sebbene la tecnica sia elaboratissima), ma davvero molto più del solito.
Dunque veniamo a noi. Questo primo capitolo è carino, allegro, ma non fa ridere. Non come vorresti tu. Il problema è questo: ti sei concentrato sull’effetto risata, sullo scrivere una storia e delle battute divertenti, ma hai dimenticato di tratteggiare i due personaggi Cosimo Zaffaro e Van Deker. Per funzionare, loro hanno bisogno di un carattere netto, determinato, che preveda un passato e degli obiettivi futuri e, importante, delle relazioni che esulino dal loro incontro.
Se i personaggi non hanno forza il messaggio della storia diventa: tutti possono vivere esperienze incredibili e divertenti, questi che ho scelto sono solo due a caso, pedine che servono a comporre la storia.
Ma chi legge non vuole (non può) immedesimarsi con tutti, men che meno con qualcuno a caso. Per questo non dovrebbe essere la vicenda che verrà a rendere interessanti i personaggi della storia, ma il contrario: a personaggi interessanti succedono cose interessanti.
A far ridere è sempre l’inaspettato, non il luogo comune. Che l’incontro con un capitano fantasma con tanto di vascello capiti a un uomo scorbutico, non è un’operazione inaspettata. Battute come quelle del nostromo: “Potresti evitare di occupare tutto questo spazio? Qui c’è gente che lavora!”, non sono inaspettate, perché sono un cliché linguistico, una frase fatta che usiamo tutti per scambiare un sorriso con qualcuno.
Ma l’obiettivo di un romanzo umoristico non può fermarsi a uno scambio di sorrisi: deve oltrepassare il limite, provocare, sorprendere.
Qui e lì hai del materiale interessante: il capitano vestito come una drag queen, l’uomo comune che va al mare di notte, la morte come pegno nel caso l’avventura non dovesse riuscire. È importante che tu ti concentri sui nuclei narrativi, sulle relazioni conflittuali, sul perché dei personaggi e su come tutto questo possa fare da specchio per la vita reale.
E poi ci vuole la malinconia (e tu hai lo spettro della morte da usare come sponda): senza malinconia non c’è umorismo.
Un caro saluto,
Francesca de Lena
La moglie del fantasma
Capitolo 1: La maledizione di Van Deker
L’appuntamento con il destino è l’unico al quale arriviamo immancabilmente puntuali nonostante ignoriamo di averlo. Eesattamente come accadde anche al signor Cosimo Zaffaro quando, un lunedì d’estate, decise di andare al mare nell’ora in cui la notte comincia a concedersi.
Stese l’asciugamano sulla sabbia e si sdraiò con le mani intrecciate sotto alla testa, soddisfatto del silenzio rotto solo dal rumore della risacca, dal respiro lieve del vento e dall’aver evitato qualsiasi incontro con i vicini di ombrellone o di asciugamano.
Appagato della solitudine prese a fissare l’orizzonte fin quando la sua attenzione non venne attratta da una strana fosforescenza in avvicinamento. Subito cadde in ginocchio, congiunse le mani e cominciò a pregare. Una reazione comprensibile visto che il fenomeno della fosforescenza gli ricordava una madonnina in plastica con aureola rimovibile – ricevuta in regalo dalla nonna – da tenere sul comodino per proteggerlo dal maligno onanismo che lo affliggeva fin dalla più tenera età.
Tuttavia presto si rese conto di aver preso un abbaglio perché, pur non volendo considerare il particolare della fosforescenza, la figura discesa dalla barca – vestita con giubba dagli alamari dorati e calzoni al ginocchio – non mostrava nessun’altra caratteristica di santità.
Appena giunto a riva lo sconosciuto scosse la sabbia dai piedi, infilò scarpe con fibbie di ottone, calzò un cappello con piuma di piccione e lo raggiunse con andatura sussiegosa.
“Che la notte vi sia lieve, messere” gli disse togliendosi il cappello con gesto elegante.
“Mmh…” mugugnò Cosimo abbassando lo sguardo per evitare di guardarlo.
“Posso avere l’onore di sedermi accanto a voi?” chiese la figura fosforescente indicando l’asciugamano: “venite spesso qui?”
“Mmh…” ripeté Cosimo ostinato nel guardare avanti.
“E’ un posto veramente volgare, ma i sette anni scadono questa notte e non ho avuto il tempo di scegliere un luogo d’approdo meno dozzinale. Voi, invece, ci venite per punirvi, vero? Oh, ma che mal creanza! Non mi sono ancora presentato: mi chiamo Van Deker, comandante del vascello Olandese Volante. Ne avrete sentito parlare, nevvero?”
Cosimo scosse la testa negando.
“Questo mi fa supporre che voi non siete un marinaio.”
Cosimo negò ancora.
“Siete così dalla nascita, o è stato a causa di un incidente?”
Cosimo aggrottò le sopracciglia con espressione interrogativa.
“Ah! L’inflessibile legge divina!” sospirò il comandante ormai seduto vicino a lui mentre affettuosamente lo circondava con un braccio sulle spalle “sette anni a vagare nei mari, e la prima persona che incontro scendendo a terra è muta.”
“Mi tolga le mani di dosso!”
“Ma allora siete in grado di parlare!”
“Certo che sono in grado di parlare! Ma non lo faccio con uno sconosciuto in evidente stato di alterazione mentale.”
“Mi vedete alterato?”
“Siete fosforescente!” urlò l’altro allontanandosi spaventato.
“Ah, è questo! Tranquillo, sono soltanto un fantasma. Tutti i fantasmi sono fosforescenti al buio, altrimenti i vivi ci urterebbero.”
“Lei è…? E’ un fantasma?”
“Credevate fossi un pescatore di telline?”
“Ma i fantasmi non esistono!”
Van Deker alzò le spalle:
“Molti fantasmi che conosco non credono nei vivi. Questione di punti di vista.“
“Ma la cosa non ha senso!”
“E lo dite a me! Pensate che io sono costretto a scendere a terra solo ogni sette anni per trovare una donna che accetti di sposarmi così da liberarmi dalla maledizione ricevuta. E questo solo per essermi lasciato andare a qualche rimostranza nei Suoi confronti durante una tempesta! Certo che quando uno è permaloso… Comunque veniamo a noi, non posso trattenermi a lungo. Conoscete qualche donna in età da marito?”