discussione, fuoricollana
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Non abbiamo letto niente, abbiamo letto tutto

GIACOMO FARAMELLI

Ce l’ho (quasi) fatta! Ho finito cinque su sei dei libri che mi ero imposto di leggere in agosto. Non dirò chi manca ma prometto che recupererò as soon as possible. E in più ho letto Sangue e Limonata (Einaudi editore, traduzione di Luca Briasco), i racconti di gioventù di Hap & Leonard, l’inossidabile coppia di improvvisati detective di Joe Lansdale. I ragazzi della Nickel di Colson Whitehead, che dopo la magnifica avventura de La ferrovia Sotterranea mi ha lasciato un po’ freddo. Ho avuto tempo e spazio per l’ultima raccolta di Stephen King, Se scorre il sangue, che nei quattro racconti alterna classici temi kinghiani e almeno un poderoso racconto sulla scittura: Ratto. Ho chiuso in bellezza con Ohio di Stephen Markley, (Einaudi editore, trad. di Cristiana Mennella) romanzo di cui sento di dover parlare a lungo, un racconto molto doloroso che getta uno sguardo lucido e impietoso sui millennials della infinita provincia americana. 
Buoni propositi per l’autunno? No, grazie. Come ebbe a dire Q, non Qanon eh, ma Q, il protagonista dell’ominimo romanzo del collettivo Luther Blissett: “Non si proceda secondo un piano”.


FRANCESCA DE LENA

Fino al 15 agosto è andato tutto male, come non mi sarei aspettata, e ho fatto solo due cose, molto lontane da ciò che faccio normalmente e che mi piace:

ho letto Storia terribile delle bambine di Marsala (Zolfo editore): true crime costruito con una tensione altissima sia narrativa (montaggio informazioni, pieni e vuoti, accapo e finali di capitolo, costruzione dei personaggi progressiva e non scontata) che stilistica (voce esterna a dovuta distanza dalle vicende ma senza perdere umanità, lingua che ricorda il Pontiggia delle Vite di uomini non illustri, ricostruzione del contesto in punta di piedi) e uno sguardo che non è tenero e non giustifica ma comprende cosa è successo, non è giudicante né moralista eppure lascia passare un orrore dal quale qui e lì bisogna prendere una pausa.

ho visto L’amore nello spettro, docu-fiction Netflix che mostra i desideri e le difficoltà di relazione delle persone nello spettro autistico: un’educazione, direi un galateo all’amore e all’approccio con il prossimo che può valere per tutti noi.

Dopo il 15 agosto ho ripreso la vita in mano e mi sono fiondata sul lavoro: tra poco comincerà la nuova edizione di Apnea scuola di lettura e editing e il manoscritto inedito a cui lavoreremo sarà un memoir. Eccomi quindi immersa nelle letture a tema sia saggistiche (Storie dell’io, di Ivan Tassi) che narrative: Il corpo non dimentica di Violetta Bellocchio, inaspettatamente molto bello, La più amata di Teresa Ciabatti, di cui non avevo mai letto bene per cui non avevo grosse aspettative e che invece non è terribile come si diceva (ma non è neanche memorabile), Il club dei bugiardi di Mary Karr (la regina e teorica dei memoir di cui si dice benissimo e che però io ho trovato troppo indugiante).

Propositi d’autunno: imparare, imparare, imparare, dunque anche leggere cose che si discostano dalle solite o che mi mostrano il mio habitat da un’angolazione diversa. Già acquistati per questo:

Per fortissimo amore: Il cielo è dei violenti di Flannery ‘O Connor, un gioiello.


VALENTINA GROTTA

Per fortuna la letteratura è una religione laica e politeista. Possiamo scegliere il nostro dio del momento, chiedergli delle cose, adorarlo e sostituirlo. Quest’estate, nonostante i buoni propositi elencati a luglio, il mio dio è stato Cesar Aira. Il suo I Fantasmi non ha capitoli, non ha interruzioni, non si va quasi mai a capo. Quando torni indietro di qualche frase è solo per ripeterla nella mente, a occhi chiusi. Una preghiera.

Per la prima volta nella mia vita adulta ho trascorso le vacanze al lago invece che al mare ed era previsto si camminasse molto (anche questa previsione puntualmente disattesa): mi sono quindi sentita in dovere di leggere Camminare può cambiarci la vita di Shane O’Mara, una disamina centratissima e documentatissima sul rapporto tra i movimenti del corpo e quelli della mente. Molto pertinente soprattutto il capitolo in cui si analizza il rapporto tra camminata e scrittura.

Tradito De Lillo e il suo Underworld (troppo ingombrante da portare avanti e indietro dalla montagna), ho riletto invece come promesso alcune parti del Grande Gatsby. Come previsto, nel 2010 non ci avevo capito niente.


MAURO MARASCHI

Quando, a luglio, ho fornito la lista delle cose che avrei voluto leggere dubitavo che l’avrei fatto, perché erano tutte letture che richiedevano tempo e continuità, cose che al momento non ho. E così non ho letto o riletto nessun classico imprescindibile, non ho letto Filosofia zoologica e altri naturalia di Jean-Baptiste Lamarck (anche se me lo sono portato ovunque, ogni giorno, per due mesi), non ho intrapreso uno studio dell’opera e della biografia di Tommaso Labranca. Ho dato priorità agli esseri umani.

Però ho apprezzato molto La vita involontaria di Brianna Carafa (1924-1978), pubblicato da Einaudi nel 1971, finalista al Premio Strega di quell’anno e adesso riproposto da Cliquot. Non è un capolavoro, ma ne ha molte delle coordinate: una prosa cesellata, intelligente ed esteticamente coerente, un impianto saldo, lineare e coinvolgente, e delle suggestive atmosfere mitteleuropee. Manca qualcosa, ne La vita involontaria, e io credo di sapere cosa, ma si tratta comunque di un romanzo conchiuso e riuscito, di quelli che consiglierei quasi a chiunque.

Un’altra bella scoperta è stata Verificare di essere umani di Selenia Anastasi, pubblicato da Lekton, e dedicato al transumanesimo, un tema che mi appassiona particolarmente: non è un volume a tesi, anzi, di tanto in tanto ci si dimentica da dove si era partiti e ci si disinteressa al punto d’arrivo, ma tutto ciò mi pare soltanto un bene: Anastasi ha una scrittura densa e muscolare ma nitida e vivida, e attraverso un approccio enciclopedico ci ricorda tutto quello che c’è da sapere sull’evoluzione artificiale intrapresa dall’essere umano.

Ma la lettura più appagante di quest’estate è stata Harold e la matita viola di Crockett Johnson, libro illustrato per bambini del 1955, un classico inspiegabilmente pubblicato in Italia soltanto nel 2000 da Einaudi, poi scomparso e adesso riproposto da Camelozampa in un’edizione cartonata più fedele all’originale di quanto lo fosse quella Einaudi: è una storia semplice e impeccabile (anche dal punto di vista grafico), regalo ideale per i figli propri e degli altri da uno a sette anni.

Ah, ho iniziato la seconda stagione di The Umbrella Academy, ottimo svuotacervello.


GIUSEPPE D’ANTONIO

Come sospettavo, il mio proposito di leggere l’Ulisse di Joyce sotto l’ombrellone è miseramente sfumato. Non però (tutti) gli altri, e quindi ho letto:

Lonesome Dove (1985) di Larry McMurtry (Einaudi 2017, trad. it. di Margherita Emo); il “libro di culto che ha definito un genere” (il western): la storia di un gruppo di bovari che spostano una mandria dal sud al nord degli Stati Uniti tra sceriffi che li inseguono, indiani che li inseguono, sceriffi che smettono di inseguirli per inseguire gli indiani ma che poi smettono di inseguire tutti e si piazzano a casa di una vedova che alleva cavalli. Avvincente e polveroso come solo sa essere la transumanza in Abruzzo.

A sangue freddo (1966) di Truman Capote (Garzanti 2019, trad. it. di Alberto Rollo). Uno di quei libri che sono anni che vuoi leggere ma non sai perché non leggi mai. Forse la non fiction novel per antonomasia: la storia (vera) di un quadruplo omicidio nel Kansas degli anni Sessanta del Novecento. Dopo averlo letto, difficilmente si riuscirà a usare di nuovo il termine “capolavoro” con la leggerezza oggi diffusa.

Il piccolo campo (1933) e Fermento di luglio (1940) di Erskine Caldwell (Fazi 2013 e 2014, trad. it. di Luca Briasco), i due libri che completano il cosiddetto “ciclo del Sud” cominciato con La via del tabacco: un quadro degli Stati Uniti fra crisi economica, depressione e razzismo che ha richiami inquietanti con il presente. E non sembra sia solo suggestione.

Ruggine americana di Philipp Meyer (Einaudi 2010): due amici, uno – genio deboluccio e complessato – uccide un senzatetto; l’altro − atletico mascalzone – si prende la colpa. Ma alla fine la sfangano entrambi perché, dai, in fondo è solo un barbone. Un po’ però fa luce sul come sia spuntato fuori Trump come presidente.

Il correttore di bozze di Francesco Recami (Sellerio 2007): un correttore di bozze comincia a confondere finzione e realtà fino a cadere nella paranoia più nera. In pratica: una storia vera.

Consigliato però  – seriamente –  a chi vuole, suo malgrado, principiare il lavoro di redattore.


CHIARA M. COSCIA

Nelle ultime due settimane, se mai ce ne fosse stato il bisogno, si è verificata la consacrazione assoluta del GAM (il “Grande Anno di Merda”, come l’avevo definito qualche settimana fa), e quindi tutti i miei propositi non dico di lettura, ma proprio di esistenza mediamente sana, si sono sciolti “come lacrime nella pioggia” – che però magari ci fosse stata, almeno avrei salvato i peperoni dalla siccità, e invece anche il climate change eccetera eccetera. 

Vabbé. 

Letture:

Come volevasi dimostrare non ho letto Infinite Jest di David Foster Wallace, la mia copia ha deciso di prendere fuoco per combustione spontanea dopo essere stata lasciata troppo al sole (accanto ai peperoni, defunti anche loro) e quindi niente, ci ho provato. Si vede che era destino. Tuttavia ho letto Postporno, che era nella lista di Primavera, e mi sono segnata tutta una serie di fonti citate da Fluida Wolf da cui attingere per i miei studi sull’argomento, riempiendo inesorabilmente il mio carrello Amazon di buoni propositi per il 2021. Inoltre ho cominciato I Reietti dell’Altro Pianeta, di Ursula Le Guin, che non ho idea del perché non figurasse ancora tra i miei idoli indiscussi. Tra i propositi per l’autunno, infatti, c’è da recuperare tutto ciò che questa magnifica scrittrice abbia prodotto, primo fra tutti La Mano Sinistra delle Tenebre

Visioni:

Per ragioni che esulano dalla mia consapevolezza lucida, non ho ancora visto I May Destroy You, ma sono convinta che un motivo c’è. Se qualcuno lo conosce me lo dica per favore. Ho però completato la visione di una serie che ho amato follemente, Battlestar Galactica, di una che ho amato solo in pochissimi fotogrammi e che per il resto mi ha lasciata un po’ meh, Normal People, e poi ho finalmente intrapreso la visione regolare, e non frammentaria e occasionale, di Shameless. Propositi per i prossimi mesi: diventare Gallagher, possibilmente Lip, e lanciarmi nell’attesissimo (da noi nove fan che ancora la vediamo) spin-off di The Walking Dead: World Beyond.


FRANCESCA CECI

Un agosto statico come quello appena trascorso ha avuto il pregio di saper dilatare il tempo, trasformando i giorni in spazi da riempire anche di letture, ascolti e visioni.

Ho deciso di mettere da parte le serie tv per vedere alcuni film che tenevo in sospeso da tempo: Favolacce e La terra dell’abbastanza dei fratelli Fabio e Damiano D’Innocenzo, che sono entrambi un pugno nello stomaco, un’immersione nelle vite degli altri non semplice da affrontare; e poi Figli, uno degli ultimi lavori di sceneggiatura di Mattia Torre, che è anch’esso, in modo diverso, una finestra letteralmente spalancata sulla quotidianità possibile e impossibile di una coppia come le altre.

Sono riuscita ad ascoltare i podcast di Matteo B. Bianchi (Copertina) e di Giusi Marchetta (Tutte le ragazze avanti), ma il problema di podcast come questi è che ti danno troppi input che rendono inevitabile ricominciare con gli infiniti propositi autunnali delle nuove letture. Ad esempio Eroine. Come i personaggi delle serie tv possono aiutarci a fiorire (Tlon) di Marina Pierri, che già so provocherà l’effetto analogo del circolo senza fine anche delle serie tv. Mi incuriosisce anche Brevemente risplendiamo sulla terra di Ocean Vuong (La nave di Teseo), una lunga lettera dal Vietnam al Michigan e attendo impaziente il primo romanzo del giornalista e scrittore afroamericano Ta-Nehisi Coates, Il danzatore dell’acqua (Einaudi).

Vorrei poi riempire l’autunno dei romanzi che ancora mi mancano di Toni Morrison. Ma soprattutto ho iniziato finalmente a leggere James Baldwin, partendo da Se la strada potesse parlare (Fandango), e non credo smetterò più.


PRIMAVERA CONTU

I buoni propositi di luglio sono stati rispettati solo in parte (va già meglio di come avevo immaginato). Per il resto, c’è ancora molto disordine nel mio fruire: letture a singhiozzo, podcast ascoltati senza osservarne la cronologia, serie trascinate da troppo tempo e seconde stagioni più belle delle prime.
Ma, essendo settembre, quindi sotto il segno organizzato della Vergine (e altri espedienti narrativi validi per autoconvincersi), cercherò di essere positiva e parlare soprattutto di inizi:
Tra le letture che ho cominciato c’è E poi basta. Manifesto di una donna nera italiana, di Espérance Hakuzwimana Ripanti, dove scrivere di sé è il modo per riappropriarsi dei propri spazi e territorio di autodeterminazione, Girl, Woman, Other, romanzo dell’autrice Bernardine Evaristo dove un coro di voci parlano di womanhood e blackness lasciando poco tempo ai respiri (letteralmente, per scelta sintattica) e Swing Time di Zazie Smith: il mio primo incontro con quest’autrice, finalmente.
Tra i saggi, sono alle prese con Il colore della nazione, a cura di Gaia Giuliani, sull’invisibile razzismo della cultura mediatica in Italia.
Ho riscoperto con divertimento la raccolta di poesie, prosa pornografica e lettere della scrittrice Jana Černá In culo oggi no, con scritti risalenti agli anni ‘40 ma inediti fino alla fine del secolo scorso, e sono rimasta estremamente delusa dalla graphic novel La tettonica delle placche di Margaux Motin: dopo l’avvento di Fleabag e simili, cose del genere sono indigeribili (e non bastano dei disegni ben tracciati). Parziale delusione anche per Sporchi e Subito, raccolta a cura dell’autrice Fumetti Brutti, di cui però segnalo Hang Out di Antonia Caruso e Percy Bertolini. Ho poi ascoltato parecchi podcast, ma segnalo fra tutti la grande Tea Hacic-Vlahovic con Troie Radicali: veramente punk. Ho anche scoperto l’album Portal di Lalić, seppur con alcuni anni di ritardo.
I supereroi mi hanno fatto compagnia anche quest’anno, con la seconda stagione di The Umbrella Academy e di The Boys. C’è stata poi la terza di Good Girls, la prima e unica di High Fidelity, finalmente portata a termine dopo tanta (troppa) emotività, il binge del delizioso vampiresco What We do in the Shadows. Stasera vado a vedere Tenet di Nolan, che forse rimuoverò subito dalla memoria.


LUIGI LOI

Quest’estate ho letto per davvero Le alternative non esistono Non ha tradito le mie aspettative, si tratta di uno di quei meravigliosi romanzi a cavallo del saggio, come Il Natale 1833, soltanto che qui non si parla di un monumento come Manzoni, ma di un poster dell’ultima generazione cresciuta nel ‘900, Tommaso Labranca.

Vorrei ancora leggere la Vita segreta del signore di Bushu, perché è introvabile persino nelle biblioteche comunali, e questo accresce il mio desiderio. 

Vorrei leggere anche l’ultimo libro di Carlo Rovelli, Helgoland dove si parla della teoria dei quanti. Voglio dare fiducia ancora una volta a quest’autore: si tratta di un grande divulgatore scientifico, e spero possa rispondere a una domanda concettuale che la fisica quantistica ci pone. Pare che Rovelli stia cercando questa risposta da anni: è una di quelle che soltanto i bambini hanno il coraggio di fare, e cioè: perché ricordiamo il passato ma non possiamo ricordare il futuro? 


foto di copertina di daria nepriakhina su Unsplash

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