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Leggere/guardare/ascoltare: la lista estiva di Ilda

VALENTINA GROTTA

Le letture estive ed io non andiamo molto d’accordo. Portare un libro sulla spiaggia mi è praticamente impossibile: troppa luce, sabbia tra le pagine, acqua. Credo che il libro sia un oggetto eminentemente idrofobo e poi c’è che di solito trascorro l’inverno a leggere e quindi d’estate mi prendo una pausa. Ma quest’inverno è stato diverso. Non ho letto quasi niente per tre mesi nonostante avessi tempo, buio e posti asciutti dove farlo. Quindi ho deciso di leggere tre libri che mi sono particolarmente cari e che suddividerò rispetto alla loro trasportabilità.

  • Il libro stanziale: Underworld, di Don De Lillo. Del maestro newyorkese ho letto solo Rumore bianco, e così tanti anni fa che non saprei dire nemmeno lontanamente di cosa parlava. Data la mole del volume, Underworld sarà il romanzo da leggere al mattino appena sveglia, nel pomeriggio quando fa troppo caldo per uscire, la sera prima di dormire. Non si muove da casa, insomma.
  • I libri trasportabili: Imprevedibili sprazzi di paternità e Trick Mirror. Il primo è una breve raccolta di racconti sulla paternità e i figli, dello scrittore e premio Pulitzer Michael Chabon; il secondo è una raccolta di saggi della scrittrice e staff writer del New Yorker, Jia Tolentino.
  • Il libro spedito: Il grande Gatsby di F.S. Fitzgerald. Avevo una bellissima edizione di questo libro e quindi non voglio comprarlo di nuovo, me lo farò spedire. Anche questo l’ho letto così tanti anni fa che quasi mi fa paura contarli e all’epoca non sapevo nemmeno cosa stessi leggendo. Sapevo che dovevo, ma perché? Adesso che mi sembra di capirlo, voglio farci i conti e quest’estate mi sembra il momento giusto per farlo.

LUIGI LOI

  • Vorrei leggere Le alternative non esistono. La vita e le opere di Tommaso Labranca un memoir bello e denso, con quell’accuratezza che la saggistica ha sul mondo, ma pure con lo sguardo appassionato della ricostruzione fittizia: la vita di una persona senza intreccio è solo un gomitolo ingarbugliato al punto da non saper districare l’unicità di un destino dalla contingenza. Alla fine, senza intreccio la vita non si può raccontare. Dicono che l’autore (Claudio Giunta) non abbia esagerato: né troppa saggistica né troppa fiction, quindi né troppa disperazione né troppa favola, risultato equilibrato.
  • Vorrei leggere anche Vita segreta del signore di Bushu, l’introvabile romanzo di Jun’ichirō Tanizaki: fuori catalogo, fuori dal circuito dell’usato, fuori dal circuito bibliotecario romano. Questo fuori è un appello che lancio a Mauro Maraschi, che sembra non conosca libri introvabili. Prima o poi li trova tutti.

GIACOMO FARAMELLI

Sarà un agosto all’insegna di entusiasmanti novità personali (farò persino il bagno in mare!) e letterarie. Ho una lista di letture che mi aspettano. Bilanciate per genere, case editrici major/indipendenti, etcetc. Manuale Cencelli, fai spazio, grazie:

I divoratori, Stefano Sgambati (Mondadori)

Tommaso e l’algebra del destino, Enrico Macioci (SEM )

Le isole di Norman, Veronica Galletta (Gaffi Italo Svevo) 

Insegnami la tempesta, Emanuela Canepa (Einaudi)

Gli insospettabili, Sarah Savioli (Feltrinelli)

Il nome della madre, Roberto Camurri (NN)

Negli ultimi tempi ho qualche difficoltà con le serie tv ma cercherò di superare il trauma per la fine di Dark immergendomi in qualche oscuro prodotto Prime o Netflix che includa alieni, folletti, serial killer, fantasmi, drammi familiari, rapimenti, cannibali e tutto quello che occorre per trascorre un sereno agosto all’insegna del riposo e della tranquillità. 


MAURO MARASCHI

Poche cose, in passato, mi hanno dato tanta gioia quanto leggere un libro (romanzo o saggio) nell’arco di una giornata; negli ultimi tempi durante l’inverno mi è impossibile leggere più di cinquanta pagine di fila, e so per certo che oltre un certo livello di frammentazione non sono più in grado di apprezzare fino in fondo nessun oggetto culturale. Per me la lettura è un’attività trascendentale e richiede un tempo di carburazione imprescindibile alla comprensione profonda delle cose.

Quest’anno vorrei leggere innanzitutto Filosofia zoologica e altri naturalia di Jean-Baptiste Lamarck (1744-1829), appena riproposto da Mimesis con la curatela di Giulio Barsanti (da anni rimandavo l’acquisto dell’edizione La Nuova Italia del 1976, per quanto dubitassi che qualcuno l’avrebbe mai ripubblicato; rendiamo grazie a Mimesis): Filosofia zoologica fu pubblicato nel 1809, cinquant’anni prima de L’origine delle Specie di Darwin, ed è un passaggio fondamentale verso l’affermarsi del pensiero evoluzionista; a me però dei “primati” importa poco e vorrei soltanto rimanere immerso ancora un po’, per qualche decennio, non di più, nelle atmosfere che soltanto il primo naturalismo sa ispirarmi. 

Poi, ma è un obiettivo di gran lunga meno raggiungibile nel breve tempo di un’estate, vorrei recuperare tutto ciò che non ho letto di Tommaso Labranca (e in particolare Il piccolo isolazionista), un’idea che mi è venuta dopo aver letto sull’Indice (non senza incupirmi) l’articolo biografico di Renato Leoni intitolato Tommaso Labranca: triste, solitario y final e legato all’uscita di Le alternative non esistono. La vita e le opere di Tommaso Labranca di Claudio Giunta, appena pubblicato da il Mulino. Anzi, mi procurerò anche il libro di Giunta, perché vorrei diventare un esperto di Labranca, il primo scrittore con il quale sia mai entrato in contatto, una dozzina d’anni fa, credo: una persona brillante, accogliente, libera, alla quale sento di dovere qualcosa. 

E poi vorrei rileggere qualche classico voluminoso, I fratelli Karamazov, Moby-Dick o l’Ulisse di Joyce, oppure affrontarne uno mai affrontato: ci provo ogni anno ma mollo dopo le prime venti pagine, rendendomi conto che non farò mai in tempo prima che arrivi l’inverno, e ormai credo che dovrò aspettare l’estate dei quattordici anni di mia figlia. Una cosa che invece sono certo di non voler fare è tornare a essere aggiornato su tutte le ultime uscite come facevo fino a cinque anni fa, anche se i motivi li spiego un’altra volta.


CHIARA M. COSCIA

Essere ammutolita di fronte alle catene degli eventi personali e pubblici che stanno via via consacrando questo 2020 al titolo universale de “Il Grande Anno di Merda” mi porta soprattutto la malinconia di ciò che potrebbe farmi bene, ma non c’è. Solo la musica riesce a smuovere le parti congelate di me. Voglio ballare, e lo faccio. In casa, da sola, col gatto, mentre disfo e riassemblo playlist. Eccovi quella del momento, ve la lascio che magari avete voglia anche voi come me di smuovere parti soffocate e soffocanti.

Letture:

Tra i buoni propositi che sicuramente non rispetterò c’è la lettura di Infinite Jest di David Foster Wallace. Ho un rapporto complicato con la scrittura di DFW, nutro una venerazione quasi morbosa verso la sua non-fiction, tuttavia non amo particolarmente le sue storie. Detto ciò, Infinite Jest davvero voglio leggerlo da tempo. L’ho cominciato nel 2009, durante un viaggio negli Stati Uniti, e fu un grave errore. Mai addentrarsi in letture impegnative quando sei impegnata a vivere altro.

L’assenza di prospettive di viaggi estivi, e un certo accordo di sentire, mi dice che è finalmente arrivato il suo momento. Ho anche comprato l’edizione in lingua, e ho trovato una guida alla lettura qui. Non ho scuse.

Visioni:

Ho un accumulo di seconde, terze e quarte stagioni di serie che amo da recuperare, ma ovviamente quelle che mi attirano di più sono le novità. Qualcuno mi ha parlato di I May Destroy You, e se è vero che non so se sia adatta al mio umore attuale da tardo decadentismo, è probabilmente la cosa che più mi incuriosisce al momento. Non vorrei lasciar finire l’estate senza averla almeno cominciata.

Poi c’è Normal People. Ho un abbonamento a Starz Play che per ora ho usato pochissimo, ma per l’irrisorietà della cifra continuo a pagare. Forse posso finalmente dargli un senso. Questa serie vorrei vederla leggendo il libro di Sally Rooney in parallelo (di cui abbiamo parlato qui), per lanciarmi in una delle mie deliranti analisi transmediali. Ho avuto feedback contrastanti a riguardo, il che contribuisce in genere a incrementare il mio desiderio di lettrice.


FRANCESCA CECI

Questa mattina ho comprato una serie di libri che non sono veri e propri propositi né libri per l’estate ma solo frutto di incroci di sguardi in libreria, ritorni di fiamma, consigli di qualcuno di cui fidarsi. Un modo di viaggiare per i continenti da lontano, senza potersi spostare.

Due raccolte di racconti o storie brevi: Tutto quello che è un uomo di David Szalay (Adelphi) e Danza delle ombre felici, prima opera di Alice Munro del 1968 (Einaudi), per due viaggi nello spazio e nel tempo. Ragazzo divora universo di Trent Dalton (Harper Collins Italia), perché amo le storie di adolescenze difficili e quella di Eli Bell a Brisbane – tra genitori tossicodipendenti, fratelli geniali e babysitter evasi – promette piuttosto bene (o molto male). Imparare a parlare con le piante di Marta Orriols (Ponte alle Grazie) l’ho scelto per il solo titolo e perché è una delle cose che vorrei realizzare.

Infine, due ritorni da prendere a occhi chiusi: La vita alla finestra di Andrés Neuman (Einaudi), le cui terre spagnole e argentine non mi hanno mai deluso e La strada di casa di Kent Haruf (NN editore) che non sono sicura di voler leggere veramente o subito, non sono pronta per l’ultimo viaggio nella contea immaginaria di Holt.

Un vero e proprio proposito estivo è invece qualche ora di silenzio da riempire recuperando i podcast persi nel mare delle dirette del lockdown, da Tutte le ragazze avanti curato da Giusi Marchetta e dal Tavolo delle ragazze, alle nuove puntate di Morgana in cui Michela Murgia e Chiara Tagliaferri passeranno dalle biografie delle ragazze fuori dagli schemi dei mesi scorsi a quelle delle donne che non hanno avuto bisogno di sposare un uomo con i soldi.


GIUSEPPE D’ANTONIO

Per quest’estate ho deciso di scegliere due libri “grossi” così che – nel caso non riuscissi a terminarli – potrebbero tornarmi utili per tenere fermo l’ombrellone in caso di vento o come dispositivo di distanziamento sociale.

Il primo è Lonesome Dove di Larry McMurtry (Einaudi 2017, 950 pp.); pubblicato negli Stati Uniti nel 1985, è considerato “un libro di culto che ha definito un genere” (il western). I lettori italiani si sono divisi – come sempre – fra entusiasti e indifferenti: io ho già letto le prime 300 pagine (su poco più di 900) è per ora do ragione a entrambi.

L’altro libro sarà Ulisse di James Joyce, nella traduzione di Terrinoni-Bigazzi (Newton Compton 2015, 864 pp. densissime). Ora, nessuno qui crede che riuscirò a leggerlo durante l’estate, figurarsi io. Quindi, ho già pronti i due sostituti: libri che mi faciliteranno l’immedesimazione visto che i protagonisti sono correttori di bozze.

Il primo è Il correttore di bozze di Francesco Recami (Sellerio 2007); l’altro è Variazioni in rosso di Rodolfo Walsh (SUR 2015).


FRANCESCA DE LENA

Sono così stanca che quest’estate leggerò solo quello che si può guardare. In primo luogo le riviste: tutte le riviste di arredamento del mondo conosciuto + qualcuna di viaggi + il numero di agosto di Ciak, che mi permette di dedicarmi al mio gioco preferito: leggere le schede di tutti i film in uscita nel prossimo autunno e mettere una crocetta su quelli che vorrei vedere.

Per i testi a forma di libro saranno ammessi solo i bellissimi Che cosa vediamo quando leggiamo di Peter Mendelsund che esplora il meccanismo della nostra immaginazione e la sua potenza co-creatrice basandosi sulla premessa per cui “il ricordo della lettura è un falso ricordo” e il simpatico, colorato e fumettoso Spoiler Alert – The badass book of movie plots per divertirmi a riconoscere e trovare nuovi modi per nominare tutti i cliché di cui sono fatte le storie (i film e le serie tv americane, sì, ma anche tanto altro).

Dedicherò di certo molto tempo al mio kindle: un condensato di anteprime Amazon (niente di più bello che leggere 10 pagine di ogni cosa e abbandonare quasi tutto) e manoscritti inediti tra cui scegliere il prossimo autore di Apnea e magari un nuovo autore per la United Stories.

Il resto del tempo sarà dovuto alla conoscenza profondissima e ripetuta dell’Odissea e delle Divinità della Mitologia Greca, perché ho fatto il grave errore di regalare ad Andrea questi due meravigliosi libri, scritti e disegnati benissimo ma che misurano pur sempre 30×37 cm il che non li rende trasportabilissimi, e che noi invece trasportiamo in ogni dove e posiamo solo per passare ad ascoltare il bellissimo podcast Parole di storie Mitologia: stesso approfondimento e ripetizione, ma almeno chiudiamo (chiudo) gli occhi e ci lasciamo andare alla voce suadente di Gaetano Marino.


PRIMAVERA CONTU

Mi sono imbattuta in un articolo poco sorprendente: durante il lockdown gli italiani hanno letto meno libri del solito. Non ero l’unica, allora. Ho solo sentito la pressione sociale, e il conseguente senso di colpa per la mia inadempienza, di dover “riscoprire i classici” – dato che la panificazione mi interessava poco – in quarantena. Non solo non l’ho fatto, ma a malapena sono riuscita a terminare le prime pagine dei diversi (e, ne sono certa, bellissimi) romanzi contemporanei iniziati. La difficoltà si è fatta sentire anche dopo la riapertura. Non so da cosa sia dipesa: mancanza di interesse per “l’evasione” in un momento in cui gradivo (gradisco, ancora) stare nel presente o overdose di storie consumate in formato seriale (il mio preferito) e filmico.

La “maledizione” si è interrotta quando ho iniziato Heartbreaker: The Most Unforgettable Novel You’ll Read All Year  di Claudia Dey. Forse cercavo il romanzo di formazione e non lo sapevo. Forse il sole doveva finalmente entrare in leone. O forse ci voleva solo il giusto incipit.

Altri buoni propositi per questa estate monca:

Saggi
Postporno, il libro di Valentine aka Fluida Wolf sulla post-pornografia, che racconta quali esperienze hanno messo in discussione l’immaginario sessuale del porno mainstream, e quali pratiche e rappresentazioni si muovono per accogliere le diversità di corpi e desideri.

Why I’m No Longer Talking to White People About Race di Reni Eddo-Lodge, che esplora le connessioni e le intersezioni tra genere, classe e razza da una prospettiva più Europea rispetto a quella USA alla quale siamo solitamente esposti.

Visioni
voglio lanciarmi sulla serie appena uscita, I may destroy you, scritta, co-diretta e prodotta da Michaela Coel per BBC One e HBO, e recuperare la comedy Insecure, di Issa Rae e Larry Wilmore, sempre HBO, da tempo in lista.

Sonori
il nuovo ciclo del podcast The Heart, che contiene diverse mini-serie sulle connessioni e sovrapposizioni tra amore e potere e, per la nostalgia estrema delle serate danzanti, una playlist divertente. Quest’estate spero di ballare un po’ anche da sola.


l’immagine di copertina è di Raphaël Biscaldi 

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