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5 libri a tema x 8 liste= 40 consigli di lettura per Natale e non

Lista di 5 manuali di scrittura, redatta da Valentina Grotta

La scrittura non si insegna, di Vanni Santoni, Minimum Fax

La sempre intrigante questione se seguire una scuola di scrittura serva o meno (tema affrontato ampiamente qui) riceve in questo libro una serie di risposte, alcune inedite. In più vi troverete l’elenco più completo (secondo Vanni Santoni) delle opere che dovreste leggere se volete fare il mestiere dello scrittore.

Naviga le tue stelle, di Jesmyn Ward, trad. Alessio Forgione, NN editore

È il discorso pronunciato da Jesmyn Ward alla cerimonia di consegna dei diplomi alla Tulane University, dove insegna. È la testimonianza di un percorso di vita fatto di difficoltà, rinunce e paure, condensate in un talento vero, capace di creare storie di grandissimo impatto. Il libricino è illustrato da Gina Triplett come una favola della buonanotte.

Leggete e moltiplicatevi, di Romina Arena, Rubettino

Scrivere sì, ma anche leggere richiede un certo impegno. Siamo più abituati a farlo a scuola, ma cosa ci insegnano davvero? Sono dell’opinione che quanto appreso al liceo lasci più frustrazioni che strumenti. Ricominciare a studiare, anche da grandi o da giovani ma con manuali di diverso tipo può essere il segreto per avere strumenti più efficienti nella nostra vita di lettori e di scrittori.

Oracolo Manuale per poete e poeti, di Giulio Mozzi e Laura Pugno, Sonzogno

Abbiamo parlato qui dell’Oracolo per scrittrici e scrittori di Giulio Mozzi, ma questo è per le poete e i poeti. I quali hanno forse una vita più difficile rispetto agli scrittori di narrativa, o forse meno, dipende dai punti di vista. Entrambe le categorie, però, possono trovarsi dinanzi alla pagina bianca, a un muro di buio espressivo. Poete, poeti! Sfogliate l’oracolo per superare il blocco!

Tieni presente che, di Chuck Palahniuk, trad. Silvia Albesano, Mondadori

Credo che i libri più belli sulla scrittura siano quelli i cui consigli e aneddoti possano valere in egual misura sia per la scrittura che per la vita. Lo sono i consigli di David Foster Wallace, di Carver, di Jasmine Ward, di Patricia Highsmith. La vita di Palahniuk è un romanzo e i suoi consigli di scrittura sono, in tutto e per tutto, consigli di vita.

Lista di 5 nonfiction per riscrivere il mondo, redatta da Chiara M. Coscia

Se anche voi avete trascorso quest’anno indugiando più o meno convinti tra una cocciuta e irrisolvibile tensione ottimista e il vago sentore di vivere già nell’apocalisse ormai certa, capirete la mia spinta verso la ricerca di una nuova narrazione, intesa proprio come narrazione della Storia, e non delle storie, che se la cavano già benissimo. Ecco allora una scelta di scritti più o meno illuminanti, sicuramente stimolanti, per provare a capire meglio sia il presente che le sue possibili alternative. Perché sì, ce ne sono. Basta decidere di dedicarsi alla riscrittura.

Non sprechiamo questa crisi di Mariana Mazzucato, trad. D. Cavallini, Laterza

Economista di fama mondiale, Mazzucato analizza lo stato delle cose con sguardo lucido, esortando a non percorrere la via tentatrice, del “ritorno alla normalità” ad ogni costo, bensì sfruttare la crisi esplosa con il COVID 19 per ripensare i modelli di sviluppo occidentali. Riconoscere quindi che il capitalismo così com’è ha smesso di funzionare e riscriverne la struttura.

Materialismo Radicale: itinerari etici per cyborg e cattive ragazze, di Rosi Braidotti, Meltemi

Un testo del 2019 quanto mai attuale. Braidotti ci pone di fronte alla possibilità di un’etica affermativa che parte dal corpo e dal collettivo, in opposizione all’individualismo isolazionista, e lo fa con l’esempio delle “cattive ragazze”: dalle Riot Grrrls alle Pussy Riot, le cyborg eco- femministe e le attiviste antirazziste.

Nomadland, di Jessica Bruder, trad. Giada Dano, Edizioni Clichy

La povertà negli Stati Uniti significa talvolta dover scegliere tra un tetto sulla testa e un piatto a tavola. Un’inchiesta che parte dall’estremo smantellamento del Sogno Americano e che dalle sue macerie scorge una comunità umana, resistente e solidale.

Caste: The Origin of Our Discontent di Isabel Wilkerson, Allen Lane

Un libro che prevedo arriverà presto anche in traduzione italiana. Per capire tutto quello che è successo negli USA quest’anno. Sì, si parla di razzismo, di classe, e di caste in senso lato.

Una nuova storia (non cinica) dell’umanità di Rutger Bergman, trad. Maria Cristina Coldagelli, Feltrinelli

Per finire, dopo questa lista più o meno angosciosa, un libro dai toni ottimisti che possa farci guardare con occhi speranzosi all’umanità. Perché sì, perché la gentilezza salverebbe il mondo se le concedessimo la possibilità.

Lista di 5 titoli di autori dimenticati ma recensiti molti anni fa da importanti critici letterari, redatta da Luigi Loi

Questa lista sarà una doppia verifica: sulla bontà dei giudizi critici e sulla bontà del futuro, che tutto livella, sperando non s’impegni troppo come quest’anno. E quindi, allegria:

Il piatto piange, di Piero Chiara, Mondadori

Tanti anni fa vidi Regalo di Natale, da allora spero di trovare una storia di poker che sia all’altezza di quella di Pupi Avati. La partita di poker di Chiara è degli anni trenta, sul lago Maggiore “dove la vita scorre lenta tra tavoli da gioco, bordello e situazioni tra le più disparate”. Promette bene, speriamo mantenga.

La facoltà di cose inutili, di Jurij Dombrovskij, Einaudi

Come sopra, spero di trovare qualcosa che possa rivaleggiare con I racconti di Kolyma di Šalamov, se non nello stesso campionato, almeno nello stesso sport: verità umane e grottesco. Il romanzo di Dombrovskij non fu pubblicato in URSS, ma fu pubblicato in Francia. Dombrovskij che era sopravvissuto ai lager staliniani, morì a Mosca nello stesso anno.

Il quinto evangelio, di Mario Pomilio, L’orma

Classico caso di coro unanime, “libro bellissimo e stupendo”, che si traduce in “nessuno lo ha letto davvero”. 

Ore di città, di Delio Tessa, Einaudi

“Tessa portava timidamente al giornale certi suoi articoletti buttati giú alla brava su figure o momenti o scorci della città, che poi venne intitolando Ore di Città e che eran pieni di un suo malinconico umorismo in punta di pennino”. Lo leggerò perché: ho simpatia per i giornalisti poveri, mi piacciono i racconti di certe ambientazioni milanesi, mi piace scoprire chi scrive le quarte di copertina, e questa in punta di pennino era proprio bella.

In exitu, di Giovanni Testori, Feltrinelli

Ai miei tempi (sic!) una lettura obbligatoria alle scuole medie era I ragazzi dello zoo di Berlino. Il sotto testo edificante di quel libro verità era “ragazzi, la droga non fa bene, non sprecate la vostra vita”. L’avvertimento sul proibito diventava curiosità su quanto si potesse sprecare davvero la vita. Che schifo il paternalismo! Questo libro di Testori invece sembrerebbe privo di paternalismo e scritto con vero interesse e compassione: “Gino Riboldi consuma gli ultimi momenti della propria vita in un angolo della Stazione Centrale”. Sarà così?

Lista di 5 titoli weird, il termine più abusato negli ultimi anni dopo resilienza, solo meno tatuato, che però ci concede ancora libri di inusitata bellezza, ferocia e ironia, redatta da Giacomo Faramelli

Come se quest’anno non sia stato già abbastanza weird ho rimpinzato me stesso con incursioni in mondi abitati da creature lugubri, deviazioni dal consueto e conosciuto flusso della storia, in altre parole: distopie! Ecco una piccola lista di tesori che condivido volentieri con voi. Cominciamo con due libri tratti dalla collana Altrove, che nei miei due umili spicci è stata una delle cose editoriali più innovative mai apparse in Italia. Peccato sia stata chiusa, io e l’armata distopica ne sentiremo la mancanza.

L’invenzione degli animali, di Paolo Zardi, Chiarelettere

Una storia feroce, ambientata in un futuro imminente e oscuro in cui l’Europa è tagliata in due, dilaniata da proteste sociali, e dominata dalla più grande azienda mai esistita. Un thriller fantascientifico in cui temi etici e scientifici si intrecciano alla vicenda umana della giovane scienziata italiana Lucia Franti, un’eroina femminile tratteggiata con straordinaria vivacità dalla lingua ricca e sempre esatta di Paolo Zardi.

Furland, di Tullio Avoledo, Chiarelettere

Ancora un futuro imminente e lugubre per l’Europa dei nuovi anni ’20. Il Friuli è diventato un enorme parco a tema storico in cui gli Onorevoli Ospiti possono compiere qualsiasi atto in ambientazioni tra le più varie: villaggi celti, Cividale al tempo dei longobardi, la Trieste asburgica, una landa nazista. In questo scenario il protagonista Francesco Salvador, di professione tenente nazista, deve indagare sui sabotaggi alle attrazioni che Zorro, così si fa chiamare il guastatore, sta compiendo ai danni di Furland. Con uno stile caustico, a tratti feroce ma spietatamente fissato nella nostra contemporaneità, Tullio Avoledo ci conduce all’interno del più grande parco giochi del mondo, la storia, così somigliante alla parte più oscura di ogni essere umano. 

Qualcosa, là fuori, di Bruno Arpaia, Guanda

Asciutto e spietato come le pianure inaridite dell’Europa meridionale che descrive, il romanzo di Arpaia è la cronaca dettagliata della vita di Livio Delmastro, anziano professore napoletano di neuroscienze. A causa degli effetti del cambiamento climatico, il protagonista intraprende un pericoloso pellegrinaggio per la salvezza alla volta della Scandinavia, unica terra ancora dotata di acqua a sufficienza per la vita. Scienza, politica e istanze sociali si mescolano con naturalezza grazie alla maestria di Arpaia, in questo appello all’azione e al rispetto nei confronti del nostro pianeta e degli altri. 

2084, la fine del mondo, di Boulem Sansal, trad. di Margherita Botto, Neri Pozza

Un libro che mi ha lasciato perplesso e dubbioso fino all’ultimo ma che mi ha convinto grazie alla mappa politica e teologica dell’Abistan, lo sterminato stato teocratico planetario, in cui si muove il protagonista Ati. Uno stato-mondo in cui tutto si muove a stento, tra burocrazia e asfissiante controllo inquisitorio, basato sulla manipolazione del linguaggio e l’annientamento della storia precedente del mondo e dell’umanità. Il viaggio di Ati nel cuore dell’Abistan è un viaggio alla radice del problema della religione che diventa stato e politica, per arrivare fino alle domande che agitano il cuore di ognuno di noi e riguardano il senso dell’esistenza stessa.

Undiscovered Country, di Scott Snyder, Charles Soule, Giuseppe Camuncoli, Saldapress

Concludo questa breve carrellata nel futuro con il fumetto più incredibile dell’anno. In un futuro indefinito gli Usa sono spariti: isolati dal resto del mondo per sfuggire a una pandemia globale (il fumetto è stato scritto prima di quest’anno orribile) i leader del mondo libero hanno resistito alla pandemia ma si sono trasformati in un luogo strano e terribile. Ed è in questo luogo inesplorato che un team di scienziati, esploratori e militari dovrà inoltrarsi per cercare una cura alla malattia e risolvere un altro enorme mistero: cosa è successo all’America? Ci sono echi del primo Saunders, la spietatezza di The Walking Dead (fumetto), qualcosa di 1997: fuga da New York. Un mix perfetto che dà vita a un bellissimo viaggio in un futuro distorto e allucinato. 

Lista di 5 fumetti tutti accidentalmente scritti e disegnati da autrici, redatta da Francesca Ceci

Mi sono accorta solo scrivendone i titoli che i cinque fumetti che ho scelto sono tutti scritti e disegnati da donne e raccontano storie di altre donne.

Bastava chiedere! di Emma, trad. Giovanna Laterza, Laterza

Letto durante gli scorsi mesi, è un libro di cui si è giustamente parlato molto durante il lockdown primaverile, che attraverso vignette semplici e dirette testimonia il ruolo del cosiddetto carico mentale, di quanto sia presente nella quotidianità delle donne e di quanto ne sia assente anche solo la conoscenza in quella degli uomini.

Feminist art, di Valentina Grande e Eva Rossetti, Centauria

Racconta di donne che hanno rivoluzionato l’arte – dalla performance artist afroamericana Faith Ringgold alla cubana Ana Mendieta – ma anche di corpi, di visioni politiche, di identità

Angela Davis, di Mariapaola Pesce e Mel Zohar, Beccogiallo

Un libro che ci fa conoscere il cammino di una ragazzina afroamericana verso l’attivismo per i diritti civili delle donne e delle POC (People Of Color).

Parle-moi d’amour, di Vanna Vinci, Feltrinelli Comics

Garanzia assoluta. Una collezione di biografie di donne della Belle Epoque.

Pericolose. Il mio diario dal carcere, di Delphine e Anaele Hermans, trad. Sarah Di Nella, ed. Comicout

La storia vera di Valerie Zeze, ex insegnante, tossica, ladra, madre.

Lista di 5 raccolte di microfiction dell’ultimo anno (circa), redatta da Andrea Bricchi

Racconti brevi e straordinari, di Jorge Luis Borges – Adolfo Bioy Casares, trad. Tommaso Scarano, Adelphi

Falsificazioni racchiuse tra brani di grandi opere finora mai isolati e ora qui incastonati per amore dell’evocazione in forma breve. Borges e Bioy Casares hanno voluto inventare una nuova forma di piacere, insegnando come anche nello spazio ristretto di un’iscrizione sia possibile imbattersi nello sbalordimento letterario. Ricorrendo anche alla manipolazione se necessario. Perché nella vertigine delle fonti hanno offerto più di un giocoso depistaggio: la scelta, già di per sé atto forgiativo, nella loro antologia sconfina nella creazione. Fra ameni lacerti, la varietà e la sorpresa sono assicurate da testi apocrifi e pagine (talora poche righe) che non sono che veli dietro cui nascondersi, col suggello di un alter ego nella firma in calce.

Tutti i nostri corpi. Storie superbrevi, di Georgi Gospodinov, trad. Giuseppe Dell’Agata, Voland

Gospodinov, ben consapevole della tradizione minore – in termini di mercato – in cui ha voluto inserire il suo nome, inanella centotré rallentamenti dell’esistenza, brevi esercizi d’ascetismo in cui tenta di mettere ordine nel tempo inesorabile tramite limpide istantanee, ironiche cronache dell’effimero, riflessioni sull’assurdo, nostalgie divertite. Le sue storie durano, per riprendere la sua felice metafora, il tempo di un’immersione. Sono apnee, piccole morti dopo le quali pare di respirare di nuovo per la prima volta.

Fotogrammi di un film horror perduto, di Helen McClory, trad. Stefania Perosin, il Saggiatore

Vivida e inquieta prosa breve, senza molti dialoghi, che vira al rosa. La stranezza maggiore, fra tante teratologie grigie o luccicanti, è quella degli esseri umani. Le pagine scivolano leggere, sono un velluto steso sulla realtà. Eppure il disgusto. Eppure il sangue. Eppure lo svenimento. Storie asfissianti di una quotidianità spappolata, dove gli antagonisti da film horror sono antieroi malinconici. McClory è una cineasta della pagina che ama il frammento: la microstoria lugubre con una spruzzata di pop e un tocco di esistenzialismo. I suoi racconti sono freddi tentacoli che ti avvolgono alle spalle.

Viscere, di Amelia Gray, trad. Stefano Pirone, Pidgin

Questi Gutshots (colpi all’addome) si addentrano nella violenza, mescolando un horror elegante e la vivisezione di vari stati di (in)coscienza. Dai suoi racconti, spesso brevi, è bandito ogni facile sentimentalismo. Le sensazioni che predilige l’autrice sono grottesche e assurde, cucite in uno stile eterogeneo e con un umorismo surreale. La sua penna è un bisturi che cala nelle viscere e con chirurgica precisione incide l’organo pulsante della poesia, facendone fuoriuscire l’umore del cinismo. La voce di Amelia Gray, mai tediosa, già dopo la lettura di pochi racconti riesce inconfondibile.

Microfictions, di Régis Jauffret, trad. Tommaso Gurrieri, Edizioni Clichy

Storie come ferite. Gli esseri rappresentati nelle Microfictions hanno deviazioni, sono protagonisti di piccole vite dalle derive devastanti. La temuta distruzione, scatenando un fremito, potrebbe arrivare a ogni pagina, subdolamente. Ogni esistenza è un minuscolo romanzo, drammatico, frenetico, sconcio. Non di rado è il ritratto di un fallimento. La letteratura – sembra di intuire sottoponendosi a queste cinquecentouno scudisciate – è una perversione combinatoria, una variazione su tema a partire da ossessioni personali e dinamiche ricorrenti. Non è del tutto esatto: sesso e violenza sono ingredienti pressoché inevitabili per delle ricette veloci e gustose come quelle proposte Jauffret.

Lista di 5 libri che parlano di libri, redatta da Giuseppe D’Antonio

Siamo spiacenti. Controstoria dell’editoria italiana attraverso i rifiuti dal 1925 ad oggi, di Gian Carlo Ferretti, Bruno Mondadori

Il “gran rifiuto” della letteratura italiana è questo: Vittorini che “boccia” Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa. In realtà, le cose non andarono proprio così e a leggere questo libro di Ferretti si scopre come e cosa successe davvero nella storia editoriale dell’opera. Si scoprono anche le “cattiverie” di Pavese che nelle lettere di rifiuto e nelle schede editoriali non lesinava in insulti e freddure; così come si parla dei rifiuti preventivi per evitare di incorrere nella censura del fascismo. E poi i casi meno conosciuti di Morselli, Camilleri e Tamaro. Insomma, un libro per potersi consolare con una natalizio “sono in buona compagnia”.

Breve storia del segnalibro, di Massimo Gatta, Graphe.it

« […] tra un salmo e l’altro, chiudeva il breviario, tenendovi dentro, per segno, l’indice della mano destra», il dito di don Abbondio nei Promessi sposi è forse il segnalibro più famoso della letteratura italiana. In questo libricino dalla corposa bibliografia e ricco di riproduzioni di quadri da cui spuntano libri e segnalibri, Massimo Gatta illustra usanze e aneddoti curiosi. Uno su tutti: il bibliofilo ed erudito Antonio Magliabechi che per segnalibro usava fette di salame infilate tra le pagine (don’t try this at home).

L’inventore di libri. Aldo Manuzio, Venezia e il suo tempo, di Alessandro Marzo Magno, Laterza

La metto giù facile e un po’ tranchant: se andiamo in giro con libri che hanno quel formato, quei caratteri, quella punteggiatura, quel frontespizio e quell’indice lì lo dobbiamo a quest’uomo qui. Della cui vita, se si eccettua quella professionale, non si sa praticamente quasi nulla. Per fortuna ci ha pensato Alessandro Marzo Magno a fare un po’ di luce, rischiarando le buie tipografie veneziane dove Manuzio visse e operò.

La claque del libro, di Ambrogio Borsani, Neri Pozza

La pubblicità è l’anima del commercio, si sa. E anche del commercio dei libri. Borsani ripercorre e ricostruisce la storia delle promozioni editoriali nei secoli attraverso duelli all’ultimo sangue, lanci clamorosi, eventi straordinari e testimonial insospettabili come Hemingway e Mark Twain. Fino ai modernissimi influencer che si battono a colpi di like ed emoticon.

Fuori di testo. Titoli, copertine, fascette e altre diavolerie, di Valentina Notarberardino, Ponte alle Grazie

Un libro che parla di libri. O meglio di come sono fatti i libri, ma non dentro: fuori. Ma anche di lato, e dietro. Insomma, un libro “meta-libro” che vi conduce con leggerezza nel paludato mondo degli ipertesti e dei peritesti – titoli, copertine, risvolti, fascette, ringraziamenti, dediche, indici… – accompagnandovi con gustosi aneddoti raccontati dalle voci dei protagonisti-scrittori: da chi si scrive da solo le fascette, a chi ha in odio i ringraziamenti, a chi dedica mesi per trovare l’epigrafe giusta.

Lista di 5 libri che raccontano di pratiche artistiche, rivoluzioni, diaspora, (post)colonialismo, resistenze e commistioni, redatta da Primavera Contu

Mediterraneo Blues: musiche, malinconia postcoloniale, pensieri marittimi, di Iain Chambers, trad. Sara Marinelli, Tamu Edizioni

La storia dei sud del mondo -che esistono anche nelle grandi città del nord del mondo- raccontata attraverso i ritmi e i suoni. Dalla sperimentazione elettronica alla trap, Iain Chambers indaga i percorsi delle musiche che “non rispettano i confini nazionali”, per parlare (anche) di cittadinanza, democrazia, identità. Una nuovissima edizione, riveduta e ampliata, di un libro uscito per la prima volta otto anni fa.

Legami di Sangue, di Octavia E. Butler, trad. Veronica Raimo, BigSur

Viaggi nel tempo, fiction speculativa, racconti di schiave e schiavi dell’ottocento americano: apparentemente un po’ lontano dai soliti generi letterari nei quali mi rifugio, Legami di Sangue è in realtà una delle storia più vicine al sentire contemporaneo che potessi trovare, che riguarda la coscienza, anche di classe, e il concetto stesso di privilegio. Se il titolo mi ha attratta, l’incipit mi ha convinta: “L’ultima volta che sono tornata a casa ho perso un braccio, il sinistro. E ho perso circa un anno di vita e molto del benessere e della tranquillità a cui non avevo dato alcun valore fino a quel momento”.

Oreo, di Fran Ross, trad. Silvia Manzio, BigSur

La prima cosa che si legge aprendo questo libro, subito dopo il titolo, è:

Definizione di Oreo: persona nera fuori e bianca dentro
Oreo, ce n’est pas moi. — Fran D. Ross
Una storia verosimile. — Flaubert
Burp!* — Wittgenstein
Le epigrafi non hanno mai niente a che vedere con il libro

*Ogni singola parola di questo straordinario filosofo merita di essere ripetuta. [n.d.r.]

Come poteva non conquistarmi? Yiddish, inglese afro-americano vernacolare e tanta scrittura da stand-up comedy: scorre leggero e ingaggia il cervello allo stesso tempo.

S.T.A.R. (Azione Travestite di Strada Rivoluzionarie), di Sylvia Rivera e Marsha P. Johnson, AA.VV., traduzione e curatela di Clark Pignedoli, bidodici e Ludovico V. Virtù, Edizioni Minoritarie

Fanzine di “Sopravvivenza, rivolta e lotta queer antagonista”. I moti di Stone Wall raccontati da chi li ha vissuti in prima persona, più altri scritti, interviste, contributi. Ordinando la versione cartacea supportate questo neonato e interessantissimo progetto editoriale.

I Want to Be Where the Normal People Are, di Rachel Bloom, Grand Central Publishing

Non (ancora) disponibile nella versione italiana, è un libro che si aggira tra l’autofiction, il memoir e una serie di altre incursioni nella vita dell’autrice, comprese diverse poesie e mappe di alcuni parchi divertimenti. Non l’ho ancora iniziato, ma spero di trovarci tutto l’umorismo profondissimo della serie Crazy Ex-Girlfriend (di cui Bloom è autrice e interprete), una tra le narrazioni più intelligenti, dolorose e divertenti in cui sia mai incappata.

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