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Farnia

A seguito della nostra call per Apnea scuola di lettura e editing abbiamo ricevuto diversi romanzi. Dopo aver scelto i romanzi per il laboratorio ne abbiamo selezionati altri tre i cui primi capitoli pubblichiamo ora sulla nostra rivista, dopo un editing con l’autore.


Farnia è di Francesco Montonati.

La storia:

Langhe 1946, Farnia ha sedici anni e un obiettivo: succedere al padre Giuseppe nella vigna di famiglia e renderla un impero.
Deve però scontrarsi con la mentalità retrograda e maschilista dell’uomo che alla figlia volenterosa e appassionata preferisce il figlio maschio, anche se svogliato e inconcludente. Sperimentando la propria sessualità Farnia si infatua di una sua amica, Celia, la quale però non è disposta a una relazione omosessuale. Per gelosia Farnia si libera della verginità con Mario, un bracciante della vigna, e rimane incinta; il padre la caccia di casa. Tredici anni dopo, Farnia torna al paese natio travestita da prete per riappropriarsi dell’attività negatale perché donna: la vigna di famiglia.

Intervento di editing: L’intervento di editing ha mirato a ridurre le iperboli e l’eccesso di termini iper-connotanti per consentire al lettore di concentrare l’attenzione sui movimenti di scena e sulle azioni.



Le molle dei sedili cigolavano a ogni buca e il motore arrancava su per la salita. Piero aveva stipato il furgone di scatoloni, ma era così malmesso che per non perdere il controllo doveva stringere il volante con tutte le sue forze. Sarebbe stato forse meglio fare qualche viaggio in più a furgone scarico, conservando così una speranza minima di arrivare.
Quando poi iniziò la discesa, la situazione migliorò e, sciolta un poco la tensione, Piero poté concedersi di ammirare il paesaggio. Le orecchie erano stremate dal fracasso, ma gli occhi ringraziavano per quella vista: la primavera del 1959 era appena sbocciata e regalava una giornata fresca e luminosa.
Intorno al paese era tutto un fiorire di vegetazione, filari di vitigni si alternavano a coltivazioni di coriandolo e di grano, e campi di un verde tenero si stendevano in ogni direzione. C’era molta gente in quei campi, contadini e braccianti, tutti occupati, tutti a darsi un gran da fare. Il suono del motore si assestò su un tono più lieve, sollevato, e Piero guidò sereno fino al paese.
Fermò il furgone davanti alla chiesa e scese con un certo sollievo, ricevendo occhiate curiose dalle persone sulla piazza. Erano lì per lui, il nuovo vicecurato. Un ragazzino, che stava seduto sulla fontana a forma di margherita, appena lo vide balzò in piedi e gli corse incontro gridando il suo benvenuto, il cappotto frusto e fuori misura che gli sballottava addosso. Dopo essersi presentato come Pano, il chierichetto di Don Giacomo, il ragazzino si infilò nell’Uva Mòl e ne uscì con un uomo avvolto in una mantella bianca, che sorrideva e si voltava a destra e a sinistra con un sorriso gioviale.
Si strinsero la mano. «Fatto buon viaggio?»
«Ottimo, grazie» rispose Piero.
Il prete indicò l’edificio che dominava la piazza. «Ecco San Secondo, benvenuto nella tua nuova chiesa» Il tono solenne di don Giacomo poco si addiceva alla chiesetta che stava indicando. «Vieni, ti mostro gli spazi.»
Piero lo seguì, adattando il proprio passo a quello affaticato del parroco.

Fu una mattinata densa, firmarono carte, visitarono ambienti, videro posti e accennarono problemi.
Don Giacomo lo condusse in un alloggio spoglio e appena arredato: sarebbe stato il suo appartamento. Qua e là erano impilate le scatole del vicecurato in partenza. Piero chiese al parroco notizie di chi l’aveva preceduto, ma riuscì solo a sapere si chiamava Fabrizio e che aveva perso la vocazione strada facendo: adesso lavorava a Torino come tornitore alla Fiat.
La vocazione di Fabrizio, considerò Piero, era comunque più forte della sua.
Don Giacomo si fece preparare il caffè dal chierichetto e lo bevve in cucina seduto con Piero. La finestra dava su un parco oltre il quale si scorgeva una piccola vigna malmessa.
Piero fece un sorriso. «Sarebbe da sistemare.»
Don Giacomo annuì deciso. «Se in questo paese c’è qualcosa che ha bisogno di un intervento divino, santo Dio, è proprio quella vignaccia. Mi hanno detto che hai fatto studi da agrimensore, Piero.»
«Da agronomo, sì.»
«Ci siamo capiti.»
«Ho studiato agronomia in seminario, la produzione di vino mi affascina da sempre.»
Don Giacomo batté una mano sulla spalla di Piero. «Allora sei capitato nel posto giusto. Qui come ti giri vedrai solo vigne, vigne e ancora vigne. Il vino ti verrà a nausea, mi devi credere.» Poi sorrise a Pano. «Capace che riusciamo a far saltare fuori una bottiglia decente da quella vigna.»
«Vignaccia!» corresse Pano.
«Vignaccia, giusto.»
Rimasero in silenzio per qualche minuto, mentre Don Giacomo pressava il tabacco nella pipa, la accendeva e dava qualche boccata. Una nube biancastra si diffuse attorno alla faccia del prete. Piero chiese se c’era qualcosa di cui doveva preoccuparsi, qualcosa da sapere per iniziare senza sorprese. E il Don, da navigato uomo di chiesa, gli rispose che le spiegazioni avevano valore fino a un certo punto e la cosa migliore era avere a che fare con il paese. Che uno degli insegnamenti di Gesù era di stare con le persone, con i loro bisogni, e Piero capì che il parroco non aveva più voglia di parlare. Era però il suo unico referente, doveva chiedere a lui, e aveva ancora molto da sapere. Gli domandò dei suoi piani imminenti e Don Giacomo glieli illustrò. Per l’indomani aveva previsto una messa di presentazione, Piero sarebbe stato introdotto alla curiosa e guardinga comunità con un’omelia speciale che aveva già preparato.
Piero iniziò a scaricare le scatole dal furgone.
«Ci vediamo più tardi per la messa serale, se vuoi venire» disse il Don senza accennare ad aiutare il nuovo arrivato. «Se invece vuoi riposare, ci vediamo direttamente domattina in chiesa.»
Uscì e si dileguò, forse per rintanarsi nella taverna da dove era uscito. Anche Pano era scomparso.


Francesco Montonati è nato nel 1976 a Milano, dove vive e lavora come freelance in ambito editoriale. È stato anche musicista e attore, e ha scritto il suo primo racconto a undici anni, ispirato da Edgar Allan Poe. Suoi racconti sono stati pubblicati da varie riviste, tra cui BlamPastrengo e Grado Zero

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