All posts filed under: lezioni apnea

Respiro n° 5 – i personaggi ci sono?

Un nome e un cognome non fanno un personaggio. Non lo fa nemmeno la descrizione fisica, l’appartenenza alla classe socio-culturale, la professione. Se è vero che “Dio è nei dettagli” (come dicevano in tanti, tra cui, forse, Flaubert) è vero anche che i dettagli senza la selezione non servono a niente, per cui sapere a che cosa è allergico, come si tocca i capelli, se balbetta o zoppica, qual è il suo colore preferito e che tipo di maglioni indossa non produrrà un personaggio, ma un nome e cognome con la balbuzie e un maglione rosso. Per fare un personaggio ci vuole la costruzione, che non procede per accumulo ma per la ricerca delle risposte ad alcune domande molto precise. Non tantissime (è davvero indispensabile sapere che cosa porta in tasca il tuo personaggio? No), ma in grado di suggerire risposte che non si limitino alla relazione diretta (Qual è il colore preferito del personaggio? Il rosso) ma mettano in moto il meccanismo di progressione della storia, accendano la luce nei diversi piani del palazzo …

Respiro n° 4 – tentativi di idee di romanzo

La lezione di Apnea su come si riconosce l’idea che, alla stregua della spina dorsale di uno scheletro, sostiene l’intero corpo di un romanzo è, da sempre, la più difficile di tutte. E per questo la più utile. Qui è quando veniamo a contatto con la consapevolezza che per quanto possiamo essere dei bravi lettori, dei lettori critici, dei lettori tecnici, degli editor, cogliere davvero l’intenzione che tiene un romanzo in piedi è molto complesso e il rischio di confondersi, lasciarsi andare all’interpretazione, avvilupparsi è dietro l’angolo. L’idea di controllo di un romanzo non è la meta che si era prefisso l’autore, non è il tema, non è una morale, non è un motto, non è un simbolo, non è una soluzione criptata, non è la parola né il significato ultimo. Allora che cos’è? Qual è l’idea dietro al romanzo “Il valore affettivo” su cui lavoriamo? Mentre cerchiamo la risposta accumuliamo tentativi. La lettura è un esercizio continuo, proprio come la scrittura. Il senso di colpa non restituisce ciò che abbiamo perso. Smettere di vivere …

Respiro n° 3 – riconoscere e sviluppare i temi di un romanzo

Per la terza lezione di Apnea abbiamo discusso del tema (o i temi) che tiene in piedi un progetto narrativo. Se Apnea fosse un laboratorio di scrittura non dovrebbe interessarsi dei temi se non dopo aver affrontato le questioni che riguardano i personaggi, le relazioni, i conflitti, la trama: perché dare il via alla scrittura a cominciare dal tema – soprattutto se la penna è nelle mani di che è alle sue prime prove – rischia di mettere su carta delle tesi piuttosto che delle storie. E scrivere romanzi non è affatto dimostrare tesi, è semmai mostrare occasioni che abbiano valore universale. Ma Apnea non è un laboratorio di scrittura: qui ci occupiamo di lettura ed editing, ed è per questo che il nostro punto di partenza è per certi versi opposto a quello di chi scrive. Una volta letto tutto il testo, e prima di continuare a lavorarci su, noi dobbiamo assolutamente capire “che cosa si dice” in quel testo. Dobbiamo rispondere alla domanda: “Di che cosa si parla?” per essere in grado di …

Respiro n° 2 – prima di cominciare: la direzione da dare all’editing

Ho dato ai corsisti di Apnea due settimane di tempo per leggere integralmente il romanzo “Il valore affettivo” di Nicoletta Verna. Leggere come si era già detto in Respiro n°1 e dunque con fogli, penne e domande in testa, all’erta e concentrati, e non come si è abituati a fare da lettori per passione. Ognuno di loro ha organizzato un piccolo discorso intorno alle cose da rivedere e da fare per migliorare il romanzo. Io ho aggiunto le mie. Ne è venuta fuori una lista molto concreta e particolareggiata, ma che spogliata di tali riferimenti concreti e particolareggiati può essere utile a ragionare sulla composizione dei romanzi in generale, e non solo di quello a cui lavoriamo noi. Eccola qui, compattata in 10 punti: Capire perché la divisione in parti del testo è fatta proprio così e non in un altro modo Tenere a mente l’importanza della descrizione e dell’atmosfera Gestire consapevolmente il narratore inattendibile Costruire personaggi coerenti senza dimenticarsi l’importanza dei chiaro-scuri Chiedersi quanto si sia capaci di gestire le derive psicologiche dei personaggi …

Respiro n°1 – cosa bisogna capire dalle prime 30 pagine di un testo

Eliminare le poltrone, il letto, la sedia a sdraio sotto l’ombrellone. Eliminare i pasticcini e il vino rosso da sorseggiare, la musica di sottofondo, la penombra. Leggere per lavoro è tutt’altra cosa dal leggere per passione, a cominciare dall’atmosfera. Servono fogli bianchi, pennarelli e una voce in testa che non si rilassa, non si accontenta, non cede. Il piacere di leggere esiste anche per chi lo fa di mestiere, ma lo si recupera dopo, quando si è certi di non confondere più il “Che ne pensi di questo libro?” con il “Funziona?”, il “Ti piace?” con il “Ha qualcosa da dire?”. Nella prima lezione di Apnea ci siamo immersi nell’analisi testuale delle prime 30 pagine, alla ricerca degli elementi che ci fanno dire sì o no alla scelta di andare avanti nella lettura del romanzo: personaggi, informazioni, atmosfera, voce. Anche in questo caso il “mi piace” non conta: bisogna saper comprendere il perché dei sì e il perché dei no. Stephen King dice che si può imparare di più dai libri brutti che da quelli …

Respiro n°0

La classe di Apnea si è chiusa. 14 persone (tantissime, bisognerà lavorare bene) che, prima ancora di cominciare, hanno ricevuto un compito: leggere, studiandole, le prime 30 pagine del romanzo che dovranno editare. Solo 30 pagine, il resto del manoscritto sarà inviato dopo la prima lezione. Ribadire che dalle prime 30 pagine di un romanzo si può capire molto, se non tutto, è una cosa che disturba molti, lo so. Ma tant’è. Io vi dico che delle scelte che compongono un romanzo alle volte si può iniziare a discutere anche solo dalla prima parola.  

Leggere un io che parla

Abbiamo due romanzi. Entrambi cominciano da un “trauma”. Entrambi costruiscono le prime 20 pagine su un’alternanza di spazi e tempi (anche verbali): siamo prima qui, poi lì, poi lì, e intanto il tempo è andato avanti o indietro. Nelle prime 20 pagine dell’uno funziona meglio la struttura: si dà conto del trauma 1ª scena in luogo chiuso e collettivo: presentazione relazioni cesura: flash back rivelatore 2ª scena in luogo chiuso e collettivo: presentazione relazioni, 1ª scelta scena di conflitto Nelle prime 20 pagine dell’altro funzionano meglio il ritmo, le motivazioni, le informazioni: si dà conto del trauma 1ª scena in luogo chiuso e collettivo: presentazione relazioni e motivazioni cesura: racconto del passato e scene: personaggi, relazioni, motivazioni, conflitti (lo spazio-tempo della storia tornerà dopo le 20 pagine) Mentre ne discutiamo ci capita di nominare due soli libri pubblicati: “I ponti di Madison County” di Robert James Waller e “Il lamento di Portnoy” di Philip Roth e non necessariamente per motivi di stretta comparazione, ma perché stiamo guardando la voce che hanno: ci ragioniamo. “I ponti” comincia con la voce …