Il nuovo programma di Apnea laboratorio di editing è quasi pronto (qui quello appena concluso) e come sempre la sua costruzione scandisce i giorni che mancano all’estate. Di solito li trascorro tra innocui mal di testa e incroci di date, scelta dei temi, mail e accordi con gli specialissimi ospiti esterni che arricchiscono il percorso fin dalla prima edizione. Stavolta sono una vera e propria compagnia che pian piano mi tira fuori da un inverno lungo e impegnativo segnato da una brutta esperienza e una noiosa convalescenza.
L’umore e la stanchezza mi portano a ricordare come ho cominciato a fare quello che faccio: come ho superato il disfattismo apocalittico di chi, dopo aver finto di credere in me per molti anni, ha sentenziato che non c’era spazio nel mondo editoriale per una formazione atipica come la mia (non universitaria, non stagistica) e come sono invece approdata a smentire le nefaste previsioni aprendo un’agenzia letteraria insieme a due maestri d’armi del campo e conquistando un ruolo riconosciuto e visibile.
L’ho fatto perché sono passata da qui: da Apnea laboratorio di editing. Mi sono detta, cioè, che invece di inviare curriculum e presentarmi come l’ultima delle risorse per brevi partecipazioni a corsi altrui avrei progettato il percorso che porta dalla lettura per piacere alla lettura professionale così come lo vedevo io, così come l’ho intrapreso io. È piaciuto a tanti: ai corsisti che in questi primi tre anni hanno deciso di frequentarlo e ai professionisti che hanno partecipato, ne hanno letto, o hanno scelto di consigliarlo. Ne sono felicissima e grata.
L’editing s’impara facendolo. Quando ho capito che avrei voluto fare questo mestiere, ho cercato ovunque qualcuno che mi aprisse le porte del proprio metodo: mi facesse vedere come si lavora a una storia. Non l’ho trovato. Solo sbrigativi workshop di un fine settimana o corsi multidisciplinari sui “mestieri dell’editoria”. Quello che cercavo io era invece vedere un romanzo crescere dalla prima stesura fino alla dignità di presentazione alle case editrici e insieme imparare a riconoscere la forza e la debolezza che ci sono in ogni storia. Se Apnea esiste e ha questa forma qui è perché, quando avrei voluto frequentarlo io, non c’era.
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