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Gli Editoriali. Michele Orti Manara (Adelphi)

Redattori, social media manager, impaginatori, uffici tecnici, consulenti e ancora altri: sono loro gli Editoriali, persone che lavorano i libri prima che diventino libri. Chi sono, cosa fanno e come lo fanno: una serie di domande per scoprire qualcosa di più sui mestieri dell’editoria.

Michele Orti Manara è nato a Verona e vive a Milano. Dal 2011 è social media manager di Adelphi. Ha un blog (nepente), una newsletter in cui segnala racconti (penelope) e un libro in uscita per Racconti Edizioni dal titolo Il vizio di smettere.

Come hai iniziato e perché?
Le mie prime collaborazioni editoriali – a dire il vero piuttosto sporadiche – risalgono al 2008 o 2009. Facevo lavori di redazione, ho scritto qualcosa come ghostwriter, e seguito alcuni progetti da collaboratore esterno.
Sul perché, invece, mi trovo costretto a usare un’espressione abusatissima ma che corrisponde a verità: per passione. O meglio, visto che comunque stiamo parlando di lavoro, per cercare di trasformare la passione in un impiego fisso. Dato che, come detto, le prime collaborazioni non davano molte garanzie di stabilità, nel 2011 mi sono iscritto al master in Editoria della Fondazione Mondadori.

Come e quando sei arrivato alla Adelphi?
Nell’agosto del 2011, per uno stage alla fine del master.

Quali sono le tue mansioni, nello specifico?
Mi occupo di tutti i profili social della casa editrice, e seguo anche la conversione e il controllo qualità degli ebook.

Qual è il tuo flusso di lavoro e quali programmi utilizzi?
Per la parte relativa ai social network, oltre alle applicazioni dei social stessi, uso principalmente Photoshop e un qualsiasi programma per la lettura dei pdf.
Per gli ebook invece InDesign, Adobe Acrobat, Adobe Digital Editions, e Oxygen come editor XML. Nella fase di controllo qualità, uso un iPad, un Kindle e un Kobo.
Il flusso di lavoro, anche vista la mia doppia mansione, è tutto fuorché monotono.
La gestione dei social network richiede una presenza quasi costante per controllare i messaggi e le citazioni ricevute, oltre alla produzione di contenuti di vario tipo, sia relativi alle nuove uscite che a titoli di catalogo. A questo si aggiunge un’attenzione puntuale a quel che succede, dal punto di vista tecnico, sulle piattaforme social. Il cambiamento di un algoritmo, o di una modalità di condivisione dei contenuti, può avere un impatto devastante sulle visualizzazioni, quindi occorre tenersi il più possibile aggiornati.
La produzione degli ebook è piuttosto articolata e dipende dal tipo di file da cui si parte per la conversione, che può essere un pdf nel caso di titoli vecchi o un file InDesign per le novità.
Alcuni titoli, specialmente quelli di narrativa, non richiedono particolari rilavorazioni una volta che si ha l’epub, al massimo una correzione di bozze quando il file di partenza è passato dall’OCR. La saggistica o la narrativa con apparati molto complessi invece richiedono ragionamenti specifici, di tipo più che altro redazionale, dettati dalla specificità del formato digitale. Un esempio molto semplice: se in un testo cartaceo si possono usare le righe come “bussola” per le citazioni, nel digitale occorre ripensare questa impostazione.

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Quali sono le risorse che hai sempre sott’occhio e che ti aiutano durante il lavoro?
Le fonti che seguo per lavoro e quelle che seguo per interesse personale spesso coincidono o si sovrappongono almeno in parte.
Provo a stilare una lista che sarà lunga ai limiti della noia, e ciononostante parziale.
– Inserti culturali delle principali testate italiane e straniere.
– Blog/riviste culturali italiani: Alfabeta2, Altri Animali, La Balena Bianca, Cattedrale, Crapula Club, Doppiozero, Dude, Grafias, IL, L’Indice dei libri, L’indiscreto, Il lavoro culturale, minima & moralia, Nazione Indiana, Nuovi Argomenti, Il primo amore, Salt Editions, Senzaudio, Rivista Studio, TerraNullius.
– Blog/riviste culturali stranieri: Aeon, The Atlantic, The Believer, Berfrois, Brain Pickings, Electric Literature, Granta, Harper’s, Lapham’s Quarterly, Lit Hub, London Review of Books, Los Angeles Review of Books, McSweeney’s, The Millions, The New Inquiry, New Republic, New York Mag, New Yorker, The New York Review of Books, n+1, The Offing, Paris Review, Publishing Perspectives, The Rumpus, Salon, Slate, Triple Canopy, The Verge, Virginia Quarterly Review, Vox;
Infine, queste forse più per interesse personale che per lavoro, riviste italiane che pubblicano racconti: A4, Cadillac, Carie, Colla, il Colophon, effe, FLR, L’inquieto, inutile, Pastrengo, Rivista Letteraria, ’tina, toilet, Tre racconti, Tuffi, Verde.
Come fare a seguire tutta questa roba? Non lo so, in effetti, soprattutto da quando Facebook ha reso inservibili o quasi le liste, uno strumento che evidentemente non usava nessuno ma che io trovavo molto utile.

Qual è la cosa che più ti piace fare del tuo lavoro?
Come già detto, il fatto che non sia mai monotono, e che permetta di dialogare con parecchie persone – nella fattispecie: con parecchi lettori – senza alcun filtro. Questo ovviamente porta con sé anche qualche controindicazione: troll vari ed eventuali, messaggi sopra le righe, insulti rivolti alla casa editrice o in alcuni casi al sottoscritto, proposte di collaborazione che sembrano non avere la minima idea del destinatario della proposta eccetera. Ma nell’insieme trovo sia molto stimolante, e sorprendente: quando apri la pagina della casa editrice non sai mai cosa ti aspetta.

Qual è la cosa che più ti annoia fare del tuo lavoro?
Qualche aspetto puramente tecnico nella produzione degli ebook non corrisponde esattamente all’idea che uno ha del divertimento. Però in generale mi ritengo molto fortunato, perché anche le mansioni meno elettrizzanti hanno comunque a che fare con i libri, e quindi si ritorna alla passione di cui sopra.

la verità

Qual è la caratteristica più importante per chi fa un lavoro come il tuo?
Per la parte degli ebook servono conoscenze specifiche, unite a quelle redazionali di base, e una certa dimestichezza con la lettura digitale, in modo da avere ben chiaro cosa si aspetta un lettore quando legge in un formato diverso dalla carta.
Per i social network, il prerequisito credo sia una buona conoscenza del catalogo della casa editrice. Detto questo, le caratteristiche richieste sono parecchie, e di ogni tipo. Un parziale elenco credo dovrebbe citare una certa familiarità con l’ambiente social, una buona capacità di scrittura, un certo fiuto per capire quali contenuti siano in grado di veicolare al meglio il contenuto di un libro, la formazione costante a cui facevo riferimento prima, una buona dose di pazienza o almeno di autocontrollo quando si ricevono commenti poco edificanti. Infine credo che non guastino dosi più o meno spiccate di ironia e autoironia, ma questa è una convinzione personale e non è detto sia condivisa da tutti quelli che fanno questo lavoro.

Qual è il libro Adelphi sul quale hai lavorato con più piacere?
Dovendo scegliere direi Il padrone di Parise, sia perché è un autore che amo molto, sia perché credo sia stato il primo ebook su cui ho lavorato.

Qual è il libro non Adelphi sul quale avresti voluto lavorare?
Per il gusto della sfida, vista la famigerata esplosione delle note, e anche perché è un libro che per me è stato fondamentale, diciamo che mi sarebbe piaciuto lavorare all’ebook di Infinite Jest.

Consiglia un libro che parla del tuo lavoro e che credi possa essere utile a chi voglia iniziare.
Consiglierei L’egoismo è inutile (Elogio della gentilezza) di George Saunders. Può sembrare che non c’entri niente con il lavoro che faccio, ma forse, invece, sì.

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