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Il Grand Tour dell’editoria. “Risvolti di copertina: viaggio in 14 case editrici italiane”

Risvolti di copertina di Cristina Taglietti (Bari, Laterza 2019) è esattamente ciò che dice di essere nel didascalico sottotitolo: un viaggio in 14 case editrici italiane.
Il libro attraversa non solo l’Italia geografica – si va dalla Sicilia di Sellerio alla Roma di e/o e L’orma; dalla Firenze di Giunti alla Bologna del Mulino e di Zanichelli; dalla Torino di Einaudi alla Milano di Bao, il Castoro, NN, La nave di Teseo, Feltrinelli, Mondadori, GeMS – ma attraversa anche un panorama editoriale radicalmente cambiato negli ultimi anni tra fusioni, smembramenti, chiusure e nuove nascite, e si sofferma su case editrice “significative per la storia che hanno alle spalle, per l’identità che incarnano, per il modello imprenditoriale che hanno sposato, per la personalità di chi le guida o per il cambiamento che hanno saputo rappresentare”.

Tra case editrici indipendenti e grandi gruppi editoriali, nuovissime e storiche, di narrativa, saggistica o scolastica Taglietti – in questo primo volume di altri che arriveranno – chiacchiera con e si fa raccontare da editori, direttori di collana o amministratori delegati cosa voglia dire “fare i libri” oggi, soprattutto da parte di chi nel mondo digitale ci è (editorialmente) nato e chi vi si è dovuto adattare (con differenti soluzioni: e/o che chiude i ponti con Amazon; Giunti che decide invece di diventare distributore del Kindle).

Alla lettura viene fuori una editoria che nelle ovvie diversità di struttura e grandezza – dal piccolo appartamento romano, alla villa di campagna fiorentina, al palazzone in vetro milanese; dagli economici “Pacchetti” di L’orma editore, da chiudere, affrancare e spedire, al monstrum giuntiano delle opere facsimilari di Leonardo da Vinci i cui prezzi di copertina arrivano anche a 45-50mila euro – presenta altresì curiose e a volte inaspettate contiguità (per quanto ovviamente il campione non possa essere rappresentativo) tra case editrici molto diverse fra loro, come per esempio la tendenza a esternalizzare il lavoro in misura minore rispetto a qualche anno fa, concentrandolo il più possibile all’interno della casa editrice (nelle piccole si passa da un minimo di cinque a un massimo di quindici dipendenti – della cui contrattualizzazione si conosce solo quella di BAO Publishing: tutti a tempo indeterminato), sì da avere maggiormente sotto controllo tutta la filiera della produzione. Contraltare a questa “chiusura” è il concetto espresso da più parti di apertura e trasparenza sul luogo di lavoro: se in alcuni casi gli uffici sono veri e propri open space (Feltrinelli, Mondadori), in altri ci sono pareti di vetro a dividere gli ambienti (La nave di Teseo) o molto più semplicemente si lasciano aperte le porte affinché le idee e le proposte circolino più liberamente (il che, indubbiamente, va in contraddizione con un lavoro che la vulgata vorrebbe fatto di silenzi e concentrazione).

Nelle sue esplorazioni, Taglietti non lascia da parte dati, fatti storici e racconti arricchendo la narrazione di curiosità. Il rischio che un libro eterogeneo come questo corre è di suscitare un interesse altalenante nel lettore, più orientato magari, per indole e simpatia, ad alcune realtà editoriali piuttosto che ad altre.
Risvolti di copertine evita il problema grazie a uno sguardo attento su ciò che sta dietro alla sigla editoriale, concentrando l’attenzione sul “fare editoriale”, sulla cura del libro a prescindere dalle sue diverse declinazioni commerciali. Inoltre, riesce a unire il gusto per l’aneddoto (i centomila volumi che Renata Gorgani si ritrovò inaspettatamente in cortile dopo aver acquistato il Castoro) alla notazione di colore (la fugace apparizione del signor Ajello, novantenne lettore selleriano che occupa una stanza all’ingresso della sede, tratteggia un moderno ma ben più partecipativo Bartleby), alla registrazione precisa dei dati (numero dipendenti, copie stampate, organigrammi) a curiosità varie (L’orma stava per chiamarmi Portbou, nome della cittadina in cui si suicidò Walter Benjamin).

È possibile che alcuni troveranno nel testo anche cocenti delusioni, come per esempio scoprire che le leggendarie riunioni del mercoledì dell’Einaudi sono state abolite nel 2004 e vivono ormai solo nei ricordi di chi vi ha preso parte e nelle personali e nostalgiche mitologie di chi avrebbe voluto prendervi parte. (Tra l’altro, sarà forse sintomatico di questi tempi iperdigitalizzati e connessi, ma sembra che “le riunioni” non siano molto ben viste o tenute di conto. Escludendo e/o – dove fanno “moltissime riunioni” –, il Mulino – ogni martedì – e la Feltrinelli, si va poi da quella settimanale “che spesso salta”, L’orma, al considerarle “diseducative”, La nave di Teseo).

Risvolti di copertine è un libro che individua il suo ipotetico lettore in chi, a vario titolo, nutre una più o meno sana passione o un semplice interesse per il mondo editoriale: chi già lavora in editoria può scoprire curiosità fino ad allora sconosciute; chi vorrebbe lavorare in editoria può capire “cos’è” lavorare in casa editrice; chi vuole scrivere può invece scoprire quali sono i modi migliori per presentare un manoscritto (si va dal classico invio per email – ma Sellerio ha un occhio di riguardo per il plico cartaceo – a nuove e moderne modalità come nel caso di Eugenia Dubini di NN contattata da Alessio Forgione su Instagram).
Tra collane storiche, appartamenti mansardati, corse in scooter, arredamenti in comodato d’uso (lèggere per credere), rivoluzioni più o meno indolori, successi e fallimenti, Taglietti lascia a fine lettura il lettore a rigirarsi in mano un testo utile e godibile.
Non resta che aspettare gli altri.

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