All posts tagged: Einaudi

Gattopardi editoriali #5. Una volta qui erano tutte collane

Pensiero più o meno diffuso vuole che l’editoria di un tempo fosse migliore di quella di oggi: libri più curati, maggior rispetto per gli scrittori, poco interesse per il profitto. Ma è davvero così o è solo la patina nostalgica di ciò che non abbiamo vissuto a farci sembrare tutto oro quel che in realtà è piombo (tipografico)? “Gattopardi editoriali” è la rubrica sull’editoria che cambia per restare (quasi) così com’è da sempre. Tra i discorsi a cui i nostalgici dei tempi che furono sono più affezionati, un posto di rilievo lo occupa certamente quello sull’eccellenza delle storiche collane editoriali: asilo e rifugio di tutto il meglio che la narrativa potesse contemplare, dirette e guidate da intellettuali di indubbia e comprovata caratura.Eppure, anche qui, a vedere le cose da un po’ più vicino, si notano alcune leggere increspature che, sulla distanza, producono un solco tra i programmi e le aspettative da un lato e i risultati e le richieste del mercato dall’altro: è il caso dei “Coralli” enaudiani e de “La Medusa degli Italiani” di Mondadori. In …

Ripubblicare “La fornace” del maestro Thomas Bernhard

La longevità dei libri è molto variabile: pochi sono eternamente in catalogo, altri vivono un decennio di gloria, altri finiscono troppo presto al macero e si ripropongono soltanto sui canali di vendita online, con lo status di rarità e a prezzi irragionevoli. Non sempre, però, la durata della vita di un’edizione è proporzionale al valore dell’opera messa in commercio. Ci sono libri che, per i motivi più disparati, meriterebbero di tornare dall’oblio: Desiderata è la rubrica che ve li farà conoscere. Finora questa rubrica ha proposto autori meno noti, fuori catalogo e meritevoli di una collocazione editoriale di tutto rispetto. Questa quarta uscita devia da quel percorso per parlare di un autore acclamato dalla critica e apprezzato dal pubblico, l’austriaco Thomas Bernhard (1931-1989), e per riportare l’attenzione su uno dei suoi capolavori, La fornace (1970), da troppo tempo fuori catalogo. Bernhard è uno dei massimi autori contemporanei, noto per la prosa inconfondibile e l’immaginario feroce. Alcuni dei temi ricorrenti nelle sue opere sono: l’incomunicabilità («Parlo il linguaggio che soltanto io comprendo e nessun altro, così …

Non prenderla come una critica – Il libro che visse due volte di Sally Rooney

di Valentina Grotta A 28 anni Sally Rooney è già una scrittrice dal successo planetario, e questo dal suo primo libro Parlarne tra amici (Einaudi, traduzione di Maurizia Balmelli). Osannata, a giusta ragione, dal New Yorker, è stata selezionata con il suo secondo libro, Persone normali (Einaudi, traduzione di Maurizia Balmelli), per il prestigioso Man Booker Prize. La casa editrice Faber&Faber ha appena annunciato che la BBC sta girando una serie tratta dal secondo libro, con Daisy Edgar Jones e Paul Mescal. Persone normali è uscito da poco, a nemmeno un anno dal primo libro, e già tutti ne parlano. Se ne parla perché è un libro molto bello, ben riuscito, ma soprattutto: identico al primo. Normal People: il libro che visse (già) due volte Questa somiglianza è strana, ma innegabile per diversi motivi. I due romanzi sono simili in almeno tre elementi: la trama, la conseguente dinamica tra i personaggi e il leitmotiv di fondo. Schema della trama: A ama B, da questi ricambiato. Una serie di avvenimenti, tumulti interiori, insicurezze e fraintendimenti dividono la …

Il Grand Tour dell’editoria. “Risvolti di copertina: viaggio in 14 case editrici italiane”

Risvolti di copertina di Cristina Taglietti (Bari, Laterza 2019) è esattamente ciò che dice di essere nel didascalico sottotitolo: un viaggio in 14 case editrici italiane. Il libro attraversa non solo l’Italia geografica – si va dalla Sicilia di Sellerio alla Roma di e/o e L’orma; dalla Firenze di Giunti alla Bologna del Mulino e di Zanichelli; dalla Torino di Einaudi alla Milano di Bao, il Castoro, NN, La nave di Teseo, Feltrinelli, Mondadori, GeMS – ma attraversa anche un panorama editoriale radicalmente cambiato negli ultimi anni tra fusioni, smembramenti, chiusure e nuove nascite, e si sofferma su case editrice “significative per la storia che hanno alle spalle, per l’identità che incarnano, per il modello imprenditoriale che hanno sposato, per la personalità di chi le guida o per il cambiamento che hanno saputo rappresentare”. Tra case editrici indipendenti e grandi gruppi editoriali, nuovissime e storiche, di narrativa, saggistica o scolastica Taglietti – in questo primo volume di altri che arriveranno – chiacchiera con e si fa raccontare da editori, direttori di collana o amministratori delegati cosa …

Camera di smontaggio: pezzi da “Resoconto” di Rachel Cusk

Negli ultimi tempi abbiamo assistito spesso alla discussione sul metodo che un lettore critico deve porsi rispetto a un testo. Il nostro punto di vista è che il metodo smonta-frasi senza contesto allo scopo di deriderle sia inopportuno, perché non ci piace deridere il lavoro degli altri, ma sia soprattutto fallace: quasi tutti i testi, soprattutto se romanzi, hanno in mezzo delle frasi brutte, insensate, sciatte o altro: fate la prova anche con i migliori classici e troverete abbastanza frasi da farvi dire “che?” e spingervi a scriverne una recensione sarcastica. D’altro canto, siamo dell’idea che i testi “parlino” da sé, e che una serie di stralci messi in mostra, senza alcun accompagnamento critico, di analisi sull’autore, sul momento storico dell’uscita del romanzo, sui temi trattati, ecc, qualcosa da dire ce l’abbiano e siano in grado di significare almeno in parte la riuscita o la non riuscita di una scrittura. Questo è il nostro esperimento, la nostra camera di smontaggio.   RESOCONTO di Rachel Cusk traduzione di Anna Nadotti Einaudi Stile Libero editore   DIGRESSIONE …

Guadagnarsi la fiducia: l’editing secondo Andrea Pomella

intervista a cura di Marco Terracciano Qual è stata la tua prima esperienza con l’editing e cosa ti ha colpito? Il mio primo editing l’ho fatto con lo scrittore Gabriele Dadati su un saggio pubblicato da Laurana, 10 modi per imparare a essere poveri ma felici. Ho notato una differenza tra gli editor-scrittori e gli editor-editor, differenza che non è di qualità, ma di approccio al testo. Il punto di vista cambia profondamente. L’editor-scrittore conosce alcune sfumature dell’atto della scrittura, del modo in cui il mondo esterno ti entra dentro e tu attraverso il filtro interiore lo riporti nella pagina. Conosce quel meccanismo e riesce a comprenderti quasi un attimo prima che inizi a scrivere. L’editor-editor quella cosa in più ce l’ha in un’altra fase, non quando l’idea prende forma, ma nel momento immediatamente successivo. Hai qualche aneddoto da raccontare a proposito? Ti faccio l’esempio di quello che mi è successo durante l’editing di Anni luce. In quell’occasione il mio editor era Stefano Del Prete. È stato divertente perché ci siamo sentiti per la prima …

Parlare tanto e tornare a casa stanchissima: l’editing secondo Nadia Terranova

Quando è avvenuto il tuo primo incontro con l’editing? Come l’hai vissuto? Si è modificato nel tempo? Com’è stata la prima volta e com’è oggi? Questa intervista accade in un momento molto particolare, perché in questo momento io sto lavorando all’editing del mio secondo romanzo “per adulti”, che non ha ancora un titolo e che uscirà a ottobre per Einaudi Stile Libero, come il primo, “Gli anni al contrario”, che è uscito a gennaio del 2015 nell’edizione originale e poi nei tascabili nel settembre 2016, senza modifiche. È interessante che questa intervista mi capiti adesso perché l’editing che sto facendo, sempre con la stessa editor, Rosella Postorino, mi sta richiamando alla mente il lavoro fatto sul primo libro ed è di quello che ti vorrei parlare (anche se inevitabilmente ci sono dei tratti comuni). Dunque, la prima caratteristica della mia scrittura è l’essenzialità, che in qualche caso può diventare ellissi o eccessiva asciuttezza. Per questa ragione non credo di aver mai sentito Rosella pronunciare la frase “questo va tagliato”, le famose forbici dell’editor con me …

Scrivere senza stereotipi linguistici

Avevo voglia di scrivere un altro post sulla morte (sì, lo so, che razza di voglia) come promesso alla fine del primo dedicato a Tondelli. Dunque rileggevo il romanzo Vite che non sono la mia di Emmanuel Carrère in cui lui racconta molte morti, ma soprattutto quelle di sua cognata e di una bambina travolta dallo tsumani del Natale 2004. Due persone che avevano lo stesso nome: Juliette. A pagina 58 ho ritrovato un pezzo sottolineato che dice così: Che cosa significa, quando hai sette anni, sapere che tua madre sta morendo? E quando ne hai quattro? Quando ne hai uno? A un anno non sai, non capisci, dicono, ma anche senza parole dovrai ben intuire che attorno a te sta accadendo qualcosa di estremamente grave, che la vita è in bilico, che non ci sarà mai più una vera sicurezza. Mi frullava in testa una questione linguistica. Detesto l’uso della parola «mamma» se non al vocativo e in un contesto privato: che anche a sessant’anni ci si rivolga così alla propria madre, benissimo, ma che …

Come se fosse un romanzo (ma non lo è)

Questo pezzo è già uscito su Cattedrale Magazine Le informazioni che ho io sono: Andres Barba è uno scrittore spagnolo, di Madrid ha quarant’anni ha già scritto molti libri, alcuni di questi pubblicati in Italia, da case editrici differenti a febbraio è uscito per Einaudi il suo ultimo: Ha smesso di piovere, traduzione di Federica Niola è una raccolta di racconti che però ovunque – a cominciare dalla scheda del libro sul sito Einaudi – pubblicizzano come se fosse un romanzo. Mi sono chiesta perché.

Lacci di Domenico Starnone: un romanzo che sa di racconti

  Il nuovo, bellissimo, romanzo di Domenico Starnone s’intitola “Lacci” e racconta lo stare insieme. Non l’amore, non la coppia, non il matrimonio, ma: frequentare la vita insieme, che in alcuni casi prevede anche separarsi e poi ritornare, senza che questo significhi ritrovarsi. Il romanzo ha una struttura che in ogni parte evoca la forma del racconto; com’è ovvio non la duplica fedelmente, ma ne suggerisce di continuo il legame: questo è un pezzo a sé; questa scena si basta da sola; qui puoi anche fermarti per un po’, c’è tutto quello che bisogna sapere. È composto di tre parti, e queste parti non si chiamano Parti, ma Libri (storie con un inizio e una fine): Libro primo; Libro secondo; Libro terzo. Il “Libro primo” è il più affascinante e il più tecnico del romanzo: la voce narrante di Vanda, la moglie lasciata, costruisce il periodo della rottura del matrimonio attraverso 12 lettere indirizzate al marito fedigrafo. Starnone fa qui in maniera magistrale un’operazione a metà tra “La voce umana” di Jean Cocteau e “Caro …