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Specchio riflesso, signor Borges

di Carmen Verde [dal nostro corso di critica letteraria a cura di Matteo Marchesini, un esercizio di critica della critica: dove si critica Giovanni Raboni che a sua volta aveva criticato Jorge Luis Borges] È borgesiana la stroncatura che Giovanni Raboni fa di Jorge Luis Borges? Lecito domandarselo, dato che è Raboni stesso a chiederselo (facendoci tornare in mente, fra l’altro, che il primo a dire “Ne ho abbastanza di Borges” fu Borges stesso). La risposta è: no, lo spirito con cui Raboni smonta l’Omero argentino non è borgesiano. Non ne ha la postura di statua. E però, dato che com’è noto sempre i sentieri si biforcano, la risposta è anche: sì, la stroncatura di Raboni è borgesiana, e in un modo birichino.   A Borges i detrattori non sono mancati mai: restando in casa sua, il porteño Roberto Arlt (“Scrittori che hanno una fama superiore ai propri meriti? Borges, certo, benché ancora non possegga una sua opera”); e, siccome leggenda vuole che segretamente i due si amassero (“unire Borges e Arlt è una delle …

Efecto boomerang. Come la critica di Raboni a Borges finì per ritorcersi contro

di Martina Ásero [dal nostro corso di critica letteraria a cura di Matteo Marchesini, un esercizio di critica della critica: dove si critica Giovanni Raboni che a sua volta aveva criticato Jorge Luis Borges] Un uomo che si dedica per anni alla traduzione di un’opera labirintica come La recherche proustiana non può che indurre chiunque si accosti al suo cospetto a una genuflessione o, in caso di dolori articolari, quantomeno a una levata – e non metaforica – di cappello. Tuttavia, anche Dante Alighieri, pur avendo composto uno dei massimi capolavori dell’umanità, non era esente da asprezze ideologiche e comportamentali che rendevano la sua compagnia assai poco piacevole in ambienti svariati; così Raboni, inzuppato il suo cornetto alla crema nel cappuccino, lascia scoccare una freccia avvelenata contro Jorge Louis Borges, sottostimando l’effetto boomerang di certi dardi ricurvi. L’opera borgesiana viene ridotta a due esigui e singolari capolavori, i racconti di Finzioni e l’Aleph, e anch’essi appaiono sminuiti all’essenza di una macchinazione narrativa tanto lucida quanto semplice, al punto da poter essere memorizzata e riproposta nel …

Prendila come una critica 3 – fragole e uova di Savinio

[dal nostro corso di critica letteraria a cura di Matteo Marchesini, esercizi di analisi del racconto Mia madre non mi capisce di Alberto Savinio] Fragole in dicembre! di Massimo Grecuccio Ci sono buoni indizi per arrivare a credere che in Mia madre non mi capisce il narratore sia una prima persona camuffata da terza. Buoni indizi non significa certezza. Osserviamo però che Nivasio, nome, è l’anagramma di Savinio, il cognome dello scrittore, che Maria è la moglie di Nivasio, e che Angelica e Ruggero, i figli del racconto, si chiamano come i figli dello scrittore Savinio, sposato con Maria. Nel racconto il cognome della famiglia è Dolcemare, ma questo indizio è debole, per la ragione che non è un vezzo raro che uno scrittore usi pseudonimi (in questo caso: lo pseudonimo di uno pseudonimo). C’è altro che dal racconto porta a Savinio, ed è una casa nella località balneare Poveromo, casa di proprietà della famiglia, dove Maria e i bambini vanno per le vacanze estive. Al di là delle corrispondenze tra la famiglia di Savinio …

Prendila come una critica 2 – La camera oscura e troppo chiara di Savinio

di Martina Ásero [dal nostro corso di critica letteraria a cura di Matteo Marchesini, un esercizio di elogio e di stroncatura del racconto Mia madre non mi capisce di Alberto Savinio] ELOGIO In una camera oscura Mentre il 31 dicembre in casa dell’affermato scrittore Nivasio Dolcemare si celebra l’immancabile cena di commiato per l’anno al crepuscolo, in una stanza nascosta si compie un parallelo rituale  di riconoscimento che lascia i lettori stupefatti, per la delicatezza e lo strazio. Stati d’animo opposti, eppure conviventi, come tutte le situazioni che combaciano in questo breve, bellissimo racconto. Un autore imborghesito che veglia la notte con la mollezza di un poeta ormai estinto, una moglie che ha sottratto un nome matriarcale, e ha l’orgoglio, ma non la monumentalità, per poterlo indossare, un cameriere la cui furbizia, da nota di demerito, si converte in promozione professionale. Tutto nella scrittura di Savinio sembra sdoppiarsi, persino l’autore anagrammato nel protagonista. Lo sdoppiamento inizia con la collocazione della casa in una via signorile in cui le abitazioni civili si specchiano negli scheletri arborei …

Prendila come una critica 1 – cuore e realtà di Alberto Savinio

di Giuseppe Cofano [dal nostro corso di critica letteraria a cura di Matteo Marchesini, un esercizio di elogio e di stroncatura del racconto Mia madre non mi capisce di Alberto Savinio] ELOGIO La stanza segreta del cuore di Savinio Nella quieta vita borghese di Nivasio Dolcemare, protagonista del racconto Mia madre non mi capisce, tutto concorre a un senso di felicità e di benessere. Il calore familiare, il successo professionale come scrittore, la cerchia di amicizie agiate: tutto riempie il suo lussuoso appartamento «di una vibrazione di felicità». Seguiamo divertiti il passo irresistibile con cui Nivasio rincasa durante una dolce serata natalizia e gli vengono incontro il portiere del palazzo, il servo fedele, la moglie scintillante e profumata, i bambini affettuosi, gli ospiti deferenti. Nivasio è un uomo appagato, non deve chiedere nulla di più alla vita. Ma il tarlo c’è, ed è simboleggiato dalla figura della madre. Il ricordo della sua presenza forte, e poi della sua agonia e della sua morte, si ripresenterà a intermittenza, ineludibile, fino a quando crollerà il fondale delle …