All posts tagged: recensione

prendila come una critica! [corso di critica letteraria]

CHE COS’È 8 INCONTRI SU UN GENERE LETTERARIO IMPREVEDIBILE Nel mondo moderno, il critico si è fatto largo come una specie di filosofo che non credeva più nella filosofia, cioè nei sistemi: un saggista morale che analizzava insieme la letteratura, la cultura e la società, perché non si può capire bene la prima se non si ha qualche idea sulle altre due. Lungo l’ultimo mezzo secolo, questo personaggio dallo status costitutivamente incerto è rimasto però schiacciato tra università e media di massa. Con conseguenze gravi. Perché la critica è una parte della letteratura; e rifiutandola, il resto della letteratura si ammala. Perché, soprattutto, una cultura senza critica, oltre a essere una contraddizione in termini, lascia a contendersi il campo due sole figure, i fan e gli hater: finché scopre che in realtà sono una figura sola. Per questo, anche sfidando l’apparente irrilevanza, ha senso tornare a discutere dei testi letterari e del loro rapporto con l’ambiente circostante. E ha senso provare a scriverne, imparando a mescolare adeguatamente saperi, argomentazioni e sensibilità: cioè imparando a descrivere …

Sei ciò che scegli. Critica a “Cosa pensavi di fare?” di Carlo Mazza Galanti

L’uomo fa le scelte e le scelte fanno l’uomo. Che succede allora se si prende in considerazione una specie d’uomo molto particolare, l’umanista, che ha compiuto lo sconsiderato peccato originale di non voler entrare nei meccanismi del «capitalismo occidentale», decidendo di porsi in una posizione a margine rispetto al «sistema produttivo», per esserne osservatore critico nel ruolo – che pur qualche prestigio ancora conserva – dell’intellettuale, e lo si innesta quale protagonista in un modello narrativo, quello del librogame, che lo piazza da quel momento in avanti di fronte alle difficoltà della vita rude e materiale? Riuscirà a mantenere alte le sue aspirazioni e a concretizzare i suoi sogni? Si realizzerà nel lavoro e nell’amore? Dipenderà dal lettore, cioè dalle scelte che compirà in ciascuno dei bivi prospettatigli da Carlo Mazza Galanti nel suo ultimo libro Cosa pensavi di fare? Romanzo a bivi per umanisti sul lastrico, il Saggiatore. Il flusso del diagramma Se c’è una cosa che va riconosciuta subito a questo romanzo è la sua chiarezza e fluidità narrativa, in quanto – risultato …

Non prenderla come una critica – “La questione dei cavalli” di Arianna Ulian

di Marco Terracciano Il pretesto Arianna Ulian, autrice di La questione dei cavalli, primo volume della collana Fremen curata da Giulio Mozzi per Laurana, è giunta alla sua prima prova letteraria con un corredo immaginativo composto in sostanza da tre elementi: un pretesto, una città e una prospettiva. Ne ha ricavato una storia multiforme e polifonica, dichiaratamente sperimentale, tanto semplice nell’intuizione quanto complessa nella struttura e nello stile.  Questa la trama: in occasione della preparazione di un western a Venezia – idea del celebre e visionario regista Mr.C che ha intenzione di girare un ambizioso sequel di Il mio nome è Nessuno di Tonino Valerii – accade un incidente che coinvolge i sette cavalli da impiegare durante le riprese in laguna. In breve: non riescono a sbarcare. Lo racconta Mauro Gallone – proprietario di un’agenzia di casting per animali –, insieme ad altri addetti ai lavori, rivolgendosi a una giornalista che sta provando a ricostruire i fatti dopo qualche anno. I cavalli sono «neofobi», temono le cose nuove, per cui l’idea di attraversare la laguna …

Non prenderla come una critica – Le donne amate di Francesco Pacifico

di Valentina Grotta È stato appena pubblicato Io e Clarissa Dalloway, di Francesco Pacifico, un libro in cui, con la scusa di mettersi a confronto con uno o più testi letterari del passato, i protagonisti della collana “Passaparola”, edita da Marsilio, parlano di sé. Qui Pacifico ragiona su alcuni temi che sembrano essergli diventati, nel tempo, molto cari: quello del rapporto tra la scrittura e il genere di chi scrive e della scrittura come strumento per comprendere la propria visione del mondo. Ritrovare la propria voce Cosa diventa una donna se la trattiamo come fosse un uomo, o come una terza cosa che non è né una donna né un uomo? La donna catturata col retino della prosa viene fissata alla carta con uno spillo. Cosa è libera di fare, ora che l’ho messa qui nella mia bacheca, insieme alle altre? Questa citazione è tratta da un libro che Pacifico ha scritto nel 2018. Si intitola Le donne Amate. Abbiamo parlato spesso di scrittura femminile, male gaze e punto di vista, ma cosa succede se …

Non prenderla come una critica – Chthulucene di Donna Haraway

di Maria Fiorella Suozzo Chthulucene. Sopravvivere su un pianeta infetto, pubblicato per i tipi di Nero nel settembre 2019 nella collana di saggistica Not, non ha ancora fatto abbastanza parlare di sé. Innanzitutto perché la collana è velata da una patina vagamente apocalittica (molto affascinante in tempi tribolati come i nostri): vanta titoli come Tra le ceneri di questo pianeta e Realismo capitalista, in perfetta armonia con i lunghi articoli che la pagina di Not propone sui social, mentre questo testo di Donna Haraway, filosofa femminista con una doppia formazione umanistica e scientifica, è profondamente contrario alla visione tutto sommato confortante di un’apocalisse imminente. Se ne potrebbe parlare di più anche perché le sue proposte s’intrecciano alle voci critiche più pop degli ultimi anni, come quelle sull’Antropocene e sul cambiamento climatico, ma sempre in maniera complessa ed espansiva, mai secondo un filo logico che si sposta da A a B bypassando gli infiniti snodi e percorsi possibili. Infine si potrebbe, e anzi si dovrebbe parlare di più dell’uso consapevole, “non innocente”, che si fa del …

Non prenderla come una critica – Amatka di Karin Tidbeck

Amatka è il primo romanzo della scrittrice svedese Karin Tidbeck. Narra la storia di alcune colonie non terrestri abitate dagli uomini dopo che il vecchio mondo è divenuto, per qualche motivo, inospitale. Se volessimo capire esattamente a che genere appartiene Amatka non direi subito che si tratta di un romanzo distopico. Se tirassimo una linea che parte dai fratelli Dardenne e arriva a Superman, Amatka è un passo avanti rispetto alla distopia, e un po’ indietro rispetto alla fantascienza. Non è esattamente una storia di speculative fiction, perché mancano alcune premesse iniziali, ma se la facciamo fluttuare tra questi tre poli potremmo trovarle la giusta collocazione. Nel dubbio, l’autrice stessa sul suo profilo Patreon si definisce creator of weird fiction. Quindi forse sarà il caso di definire la sua narrativa così. Ma ovunque volessimo collocare Amatka rispetto alle categorizzazioni di genere letterario io lo inserirei anche nella categoria dei libri sulla scrittura. Amatka – fantascienza o no – è un libro molto interessante sull’importanza delle parole e del modo in cui le usiamo per stare …

I migliori 3 film candidati agli Oscar 2020, secondo noi

Parasite (Gisaengchung), di Bong Joon-Ho (Palma D’Oro 2019) (visto da Chiara M. Coscia) Bong Joon-Ho era già uno degli artisti più interessanti al mondo già dieci anni fa, quando ha girato il suo segmento di Tokyo! – film collettivo (con Michel Gondry e Leos Carax) che mette insieme tre sguardi diversi sulla capitale giapponese di tre registi non giapponesi – raccontando il micromondo di un hikikomori e lo sconvolgimento che gli prende a contatto con l’esterno: 30 minuti scarsi di rapimento totale. Oggi, dopo aver vinto la Palma D’oro al Festival di Cannes, è addirittura candidato agli Oscar, e in odor di vittoria, con un film che è per certi aspetti un volume di arte cinematografica esposta in tutta la sua potenza. Parasite non è solo la storia di una guerra tra poveri nel tentativo di accaparrarsi una fetta di ricchezza. Non è solo il racconto di un’impossibile scalata sociale impedita all’origine, dal principio, mostrata in tutta la sua bugia. Non è solo la rassegnazione di come, in fin dei conti, l’intelligenza, la sapienza e …

Il tormento, l’estasi e l’identità di confine: la serie tv “Undone”.

Un incidente stradale, così comincia Undone. Una donna sfreccia piangendo agli incroci deserti di una cittadina del sud degli Stati Uniti. A un certo punto vede suo padre morto, e un’auto le finisce addosso, mandandola a sbattere contro un palo. Sangue, vetri rotti, e la prima frase, in flashback: “I’m so bored of living”, sono stanca di vivere. Così Undone aggancia lo spettatore, trascinandolo nel momento esatto di rottura dell’equilibrio nella vita della protagonista e tornando poi indietro a raccontare l’antefatto di quell’incidente.  Indietro? Avanti? Mai come in questa serie il tempo è relativo.  Undone, un viaggio allucinato di scoperta  Non è facilissimo riassumere Undone, serie animata di Amazon Prime uscita nell’autunno del 2019, nata dalle stesse menti creatrici di BoJack Horseman, un’altra grandissima, sebbene diversa, serie animata: Kate Purdy and Raphael Bob-Waksberg. È la storia di Alma, che, dopo essere finita in coma per via del suddetto incidente, comincia ad avere delle visioni del padre che le chiede di scoprire la verità sulla sua morte, e tutto il suo mondo e la sua percezione …

Contro JOJO RABBIT e le storie innocue

La candidatura agli Oscar come miglior film e migliore sceneggiatura (e migliore attrice non protagonista per Scarlett Johansson) di Jojo Rabbit me la spiego solo con l’amore e il gusto che Hollywood prova da sempre a ridicolizzare il personaggio che più di ogni altro nella storia identifica il male assoluto: Adolf Hitler. Non è un gesto narrativo facile, quello di ridicolizzare il male, è anzi un gesto coraggioso e complicatissimo e infatti i precedenti non sono numerosi, nonostante il tempo passato sia ormai molto lungo. Però questi precedenti ci sono, e sono memorabili, e, come ogni opera d’arte, al di là delle intenzioni e della bontà dell’idea, Jojo Rabbit non può fare a meno di confrontarcisi, uscendone molto male. Fuori discorso ogni prospettiva moralistica: tutto si può (e si deve) raccontare in tutti i modi possibili. Si può ridere dell’olocausto? Sì, si può ridere, perché ridere è un’azione umana come piangere, commuoversi, immedesimarsi, ricordare, ma soprattutto è un’azione artistica dimostrativa e catartica. Però quando si tocca un macigno grosso come l’olocausto non basta chiedersi il …

Camera di smontaggio: pezzi da “L’evento” di Annie Ernaux

Abbiamo assistito spesso alla discussione sul metodo che un lettore critico deve porsi rispetto a un testo. Il nostro punto di vista è che il metodo smonta-frasi senza contesto allo scopo di deriderle sia inopportuno, perché non ci piace deridere il lavoro degli altri, ma sia soprattutto fallace: quasi tutti i testi, soprattutto se romanzi, hanno in mezzo delle frasi brutte, insensate, sciatte o altro: fate la prova anche con i migliori classici e troverete abbastanza frasi da farvi dire “che?” e spingervi a scriverne una recensione sarcastica. D’altro canto, siamo dell’idea che i testi “parlino” da sé, e che una serie di stralci messi in mostra, senza alcun accompagnamento critico, di analisi sull’autore, sul momento storico dell’uscita del romanzo, sui temi trattati, ecc, qualcosa da dire ce l’abbiano e siano in grado di significare almeno in parte la riuscita o la non riuscita di una scrittura. Questo è il nostro esperimento, la nostra camera di smontaggio. smontaggio di Valentina Grotta L’evento di Annie Ernauxtraduzione di Lorenzo FlabbiL’Orma Editore L’evento Tutte le immagini del mio …